Sì, si può mettere in discussione un allenatore che ha totalizzato ben 124 punti in 72 partite di campionato.
Unfilm già visto quando dopo una partenza sprint per certi versi illusoria, la Lazio si è buttata via complici anche alcuni arbitraggi vergognosi e aveva sciupato la grande occasione di tornare in Champions League. Ebbene siamo al bis nonostante una sontuosa campagna acquisti estivi, l'avvio è stato confortante ma poi la squadra si è involuta fino alla solita crisi invernale. I numeri confermano i problemi: dopo la sosta di novembre la Lazio ha conquistato tra dicembre e gennaio solo dieci punti in nove partite. Se poi calcoliamo solo il primo mese di questo anno bisesto che si sta annunciando quanto mai funesto nel rispetto dell'antico detto, sono tre sconfitte, tutte in trasferta in quattro partite, intervallate dalla vittoria interna con l'Atalanta. Insomma, c'è poco da stare allegri perché il tecnico si è ormai intestardito su un modulo il 4-3-1-2 che prevede la presenza di mezz'ali attualmente non in organico. Una scelta molto discussa anche all'interno del gruppo e non solo visto che la squadra è stata costruita per giocare col 4-2-3-1 e invece il tecnico si è affidato al «rombo» per gran parte di questo campionato. Non convince più Reja, troppo impalpabile la sua Lazio nei momenti decisivi. Manca il gioco a cui aggrapparsi quando il gruppo va in difficoltà, in pratica se si gioca male, si perde sicuro. Inoltre la preparazione atletica non convince visto che col doppio impegno dell'Europa League sono aumentati gli infortuni soprattutto quelli muscolari. Mai in passato Reja si era trovato a gestire una squadra che giocava nelle coppe europee e non è un caso se ci sono così tanti problemi in questa stagione. In fin dei conti tra un paio di settimane la Lazio si giocherà i sedicesimi di finale di Europa League contro l'Atletico Madrid ma solo grazie alla vittoria dello Zurigo contro il Vaslui all'ultimo turno del girone altrimenti anche l'avventura europea sarebbe in archivio. In generale non convince la gestione del gruppo di Reja che non è riuscito mai ad avere un grande feeling con la tifoseria anche per la sua incapacità di comunicare. È chiaro che è riduttivo accollare i modesti risultati solo all'allenatore perché le colpe sono anche dei giocatori che hanno mostrato poca personalità oltre che del club incapace di gestire i momenti chiave per colpa della sospensione di Lotito e di una società con pochi dirigenti. Spesso Reja si è dovuto far carico di tutto e ha peggiorato la situazione ma alcune volte è stato l'unico a rappresentare la Lazio all'esterno. Tra poche ore si torna in campo al Bentegodi e l'allarme è scattato anche perché il calendario fa paura. Dopo Verona, Milan all'Olimpico, poi un'altra trasferta col Genoa. Serve un'inversione di rotta perché la classifica è ancora buona, c'è bisogno di ritrovare serenità e recuperare qualche titolare importante. In più c'è il mercato che potrebbe rinforzare una squadra che Reja sta facendo rendere al di sotto delle proprie possibilità. È il momento per tutti di dimostrare di volere ancora questo allenatore non solo a parole ma con i fatti. Poi a giugno sarà futuro e soltanto con il terzo posto l'avventura biancoceleste di Reja potrà proseguire.