Come sempre l'euforia ha giocato un brutto scherzo
Loavevamo detto subito dopo il successo folgorante contro il povero Cesena venuto all'Olimpico con grande entusiasmo e tornato a casa con le ossa rotte per aver sbattuto contro una Roma a dir poco esaltante. Avevamo tenuto un profilo basso perché quella della Capitale è una piazza strana: un giorno sei da cacciare (o uno «stronzo» per dirla alla Luis Enrique), il giorno dopo si fanno i conti per vincere lo scudetto. Ecco, forse il problema è che il successo più smaccato della nuova creatura a stelle e strisce è arrivato subito prima di quella che è probabilmente la lezione più dura rimediata dai giallorossi in questa prima metà di stagione: il ko contro la Juve. Sconfitta che ci può anche stare perché al momento i bianconeri, che viaggiano imbattuti (unica squadra in Europa), sono molto più squadra di questa Roma che comunque anche a Torino ha fatto registrare il 60% di possesso palla: sterile però. La verità probabilmente sta nel mezzo e come sempre non è tutto da buttare adesso, come non era tutto oro quello che luccicava fino a qualche giorno fa. Il problema è che a Roma l'euforia rischia di essere un male... e contagioso. C'è il pericolo di «andare in bambola» e sconfitte come quella di Torino invece di essere viatico per il futuro, si possono trasformare in boomerang clamorosi. La distonia tra le posizione di tecnico e società subito dopo il 3-0 rimediato contro la Juve è forse un campanello d'allarme e alla Roma adesso serve come il pane tornare a giocare il suo calcio... e a vincere. Aspettando il rinnovo di De Rossi, telenovela arrivata ormai alla milionesima puntata, nemmeno fosse una riedizione di Capitol. Ma su questa serie tv la nuova proprietà si è giocata la faccia e un mancato lieto fine, potrebbe esser più dannoso dei tre gol rimediati a Torino che sono costati alla Roma l'eliminazione dalla coppa Italia.