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Totti apre a Prandelli: "Mai dire mai"

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Franceso Totti con la maglia della nazionale italiana a Germania 2006

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«Mai dire mai». Il James Bond della situazione ha le sembianze di Francesco Totti e la missione a questo punto neanche tanto impossibile è l'Europeo da attore protagonista vestito d'azzurro. «Prandelli ha detto che potrebbe chiamarmi? E io sicuramente gli risponderò perché mi fa piacere che mi tenga in considerazione. Con lui, anche se è mi ha allenato per pochissimi giorni, ho avuto un bellissimo rapporto. Ora sta facendo grandi cose con la Nazionale. Se a maggio sto così, ci penserò. Insomma, mai dire mai». Le parole, come diceva Nanni Moretti, sono importanti. E queste, rilasciate dal capitano giallorosso ieri mattina a Trigoria e rilanciate all'ora di cena dal Tg1, riaprono una storia che sembrava finita sei anni fa, all'indomani della notte magica di Berlino, e in realtà mai finita davvero: Totti e la Nazionale. Torna o non torna?Stavolta l'ultima parola spetterà al tempo e alle sensazioni del diretto interessato al momento di dichiararsi dentro o fuori. Appuntamento a maggio, ma con un augurio non da poco: «Spero di arrivare alla fine della stagione nelle condizioni in cui sto adesso. A 35 anni di solito la parabola di un giocatore è un po' in discesa, io invece mi sento ancora in salita». La «pensione» può attendere. «Ho ancora due anni di contratto - ha aggiunto Totti nell'intervista concessa a Donatella Scarnati - e spero di giocare fino a 40 anni. Se le mie condizioni fisiche non me lo dovessero permettere o non dovessi avere più stimoli, sarò il primo a gettare la spugna. In questo momento alla mia futura carriera da dirigente proprio non ci penso». Meglio pensare a un presente che, con il riconoscimento di giocatore più conosciuto in Europa, i 211 gol in A e il relativo sorpasso su Nordahl, non è affatto male: «Di carattere non sono orgoglioso, ma contento sì. Di tutto quello che ho fatto e che farò. Non mi aspettavo di essere più famoso di Del Piero e Cristiano Ronaldo, ma credo di essermelo meritato sul campo. L'aver indossato sempre e solo la maglia della Roma, per me, vale più del Pallone d'Oro. Era quello che volevo da quando ero bambino. Ho avuto tante possibilità di andarmene ma, alla fine, ha sempre prevalso l'amore per questi colori. I 211 gol? Niente maglia "commemorativa", ma ho preferito dedicarli a mia cognata che aveva appena partorito e alle vittime del naufragio della Concordia». Nessuna dedica, ma pollice altissimo per Luis Enrique: «Mi piace tantissimo perché è una persona vera che dice sempre le cose in faccia e un tecnico che può portare una nuova mentalità in Italia. Con lui ho avuto un buon rapporto da subito. Certo, inizialmente non ero contento di giocare così arretrato. Ma ha avuto ragione lui. La verità è che sia io che lui abbiamo sempre remato nella stessa direzione per il bene della Roma». Una Roma che ora va che è una bellezza: «Siamo una squadra divertente che vuole vincere. C'è voluto del tempo, ma ora siamo la novità del campionato e possiamo dire la nostra». La sua, invece, Totti la vuole dire in favore dell'amico Del Piero: «Sarei molto dispiaciuto se quella di stasera dovesse essere l'ultima sfida tra me e lui. Alex è un grande e la Juve lo deve trattare con i guanti bianchi. Mi auguro che resti per sempre bianconero». Passaggio finale sulla politica: «Mi auguro che Monti possa cambiare tante cose in questo paese. Siamo tutti dalla parte sua, speriamo di voltare pagina». Mai dire mai. Come per Totti e la Nazionale.

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