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Il nuovo «dream team» fa già paura

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Nonostantela presenza di gente come Bryant, Durant, Wade e James parlare di Dream Team, pensando al gruppo che nel 1992 a Barcellona scese per laprima volta a giocare a basket tra i comuni mortali, sembra quasi azzardato. Complice l'eliminazione subita nelle Olimpiadi sudcoreane del 1988 da parte della Russia (82-76), e ad una correzione di un articolo della Fiba che vietava ai professionisti di prendere parte al torneo olimpico, fu rotta la tradizione che voleva solo giocatori universitari in campo e in Catalogna si presentò una squadra pazzesca dove i nomi di Michael Jordan, Larry Bird, Michael Jordan e Charles Barkley erano l'espressione massima del basket mondiale. Fu ovviamente un oro senza storie, con in panca Chuck Daly, che sembrava aprire la strada ad un dinasta di successi impossibile da interrompere. Ed invece ad Atene nel 2004, dopo il campanello suonato con la sconfitta in una delle ultime amichevoli con l'Ialia (95-78) arrivò solo un «misero» bronzo, alle spalle proprio dell'Azzurra di Recalcati e dei nuovi campioni dell'Argentina. Così a Pechino nel 2008 il Dream Team (squadra del sogno) lasciò spazio al Redeem Team (squadra della redenzione) quella che guidata da coach Mike Krzyzewski riportò la Nazionale Usa fatta da stelle della Nba sul gradino più alto del podio olimpico. Ed ora coach K, questo il soprannome del tecnico della Duke University, dovrà riprovarci con i 12 che saranno la scrematura del gruppone annunciato ieri da Colnagelo. «Il nucleo iniziale di 35 giocatori - ha detto Krzyzewski - è stato ridotto a 20 e questa è stata una scelta difficile. Ancora più sofferta sarà quella per decidere i 12 che giocheranno le Olimpiadi di Londra. Sono giocatori dotati di grandissima esperienza internazionale e questa sarà una caratteristica determinante».

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