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A Milano come a Roma è ancora Ranieri l'uomo della stracittadina

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Anchese qualche episodio ha dato la sgradevole sensazione che si fosse tornati a tempi mai dimenticati, quando si celebravano autentici trionfi di fischi a senso unico. L'arbitro Guida ha ignorato due mani clamorosi in area di Barzaghi e di Pirlo, dettagli apparsi irrilevanti nel più illustre e più preparato, studio televisivo, nessuno che si permettesse di segnalarlo a Conte. Nel confronto cromatico tra rosso e blù e bianco e nero, ancora peggio è andata all'Udinese, che a Marassi aveva chiuso in vantaggio un primo tempo bello e spettacolare. Merito, però, anche del Genoa, che avrebbe prodotto un terrificante avvio di ripresa: prima ribaltando in due minuti il risultato, poi mettendolo al sicuro con Palacios. Ma a riaprire di giochi è intervenuta delle non poche perle arbitrali del pomeriggio: Rossi, in anticipo sul pallone, brutalizzato con rigore ed espulsione, inevitabile sofferenza finale per Pasquale Marino, giustizia ha voluto che il vantaggio genoano resistesse. Scala altre posizioni il Chievo, rimandando battuto il Palermo, scivola invece ulteriormente la Fiorentina, la sconfitta al Franchi che regala al Lecce di Cosmi qualche spicciolo di sogno, induce la piazza alla contestazione nei confronti della società, pesanti gli errori di gestione. Si mette malissimo per il Novara, seppellito a Cesena, sabato i romagnoli potrebbero creare problemi seri alla Roma. Per tornare ai superstiti dell'alluvione di Catania, mi sia consentita qualche perplessità su una decisione di Luis Enrique: non da escludere sia frutto di una non perfetta conoscenza delle più recenti sfumature del regolamento. Proprio il tecnico della Roma stava invocando da tempo la sospensione, negli stessi minuti ha richiamato in panchina Totti e De Rossi. La domanda è lecita: sapeva che non avrebbe potuto schierarli nei venticinque minuti da recuperare l'8 o il 15 febbraio? Ipotesi più benevola, un calo di attenzione. Gianfranco Giubilo

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