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Moratti accende il derby: voglio Tevez

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Adessoci sono anche i gol a certificare il ritorno di Totti al centro dell'universo romanista. Non gli era mai capitato di metterci così tanto: 231 giorni di astinenza interrotti con due rigori segnati al Chievo. Un inizio di 2012 da favola ma il «più» era stato fatto alla fine dell'anno passato. Da Firenze in poi, «il momento della svolta» secondo il capitano, qualcosa è cambiato. È Totti il simbolo dell'inversione di rotta della Roma: numeri, parole e comportamenti stanno lì a testimoniarlo. Con lui in campo i giallorossi hanno raccolto 21 dei 27 punti totali in campionato, di cui 10 nelle ultime quattro partite coincise proprio con il suo rientro in campo dopo il noioso infortunio muscolare. Domani un'altra occasione in coppa Italia: dopo l'assenza per squalifica l'anno scorso, con la Fiorentina vuole esserci. «Il fatto che mi sia sbloccato è importante per me e anche per la Roma» ha ripetuto ieri il capitano, tornato a giocare in un ruolo che credeva non gli appartenesse più. Invece gli calza ancora a pennello, anche se di volta in volta cambiano i compiti e gli spazi da occupare. Contro la Juventus e il Napoli è stato spesso il riferimento più avanzato dell'attacco, l'altro ieri ha giocato quasi da centrocampista. Luis Enrique lo ha convinto e stregato, lasciandogli la necessaria libertà di interpretare il ruolo come meglio crede. Eloquenti le parole di Totti nei suoi confronti: dopo il crollo in casa della Fiorentina ha deciso di dare una mano all'allenatore, non solo in campo. Il rapporto tra i due è finalmente decollato. «Ma - precisa il capitano - il feeling c'è sempre stato: mancavano solo i risultati, bastava aspettare». Baldini, tutto sommato, ha ottenuto il suo scopo - avere il massimo da Totti giocatore - ma non si è potuto esimere dalle scuse pubbliche per quell'intervista estiva dagli effetti deflagranti. Dopo l'abbraccio dell'Olimpico, ieri è stata la giornata dei vecchi amici in un contesto inedito per Totti: il rituale incontro a Fiumicino tra capitani, allenatori, dirigenti e arbitri al quale non aveva mai partecipato. Un caffè con Montella, «però lo paghi te Vincé, non lo facevi mai», prossimo avversario sabato nella partita di Catania, i saluti agli altri ex compagni della cavalcata tricolore del 2001, Tommasi, Amelia e Lupatelli, l'abbraccio con Buffon che lo ha prolungato la sua sofferenza con quel rigore parato in Roma-Juve, i buffetti affettuosi di Ranieri. «A Milano stai meglio eh? Lì è tutta un'altra cosa», ha scherzato Totti con il vecchio allenatore che ha fatto i complimenti a Luis Enrique, presente insieme a Baldini e Fenucci. Il numero 10 giallorosso ha rivolto i suoi pensieri a De Rossi. «Da quello che so Daniele vuole restare. È un grande tifoso». E due: dopo l'allenatore spagnolo, un altro parere illustre da Trigoria conferma l'ottimismo sul rinnovo del centrocampista. La Roma dei giovani, presa per mano da Totti e De Rossi: questo, in fondo, era l'obiettivo sin dall'inizio della nuova società. Potevano solo spiegarlo un po' meglio.

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