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Olimpiadi Roma 2020 per risollevare il Paese

Gianni Petrucci

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Si è chiuso un 2011 pieno zeppo di successi e soddisfazioni per lo sport azzurro e si è appena aperto un 2012 nel quale l'Italia rinnova le sue ambizioni. Anno olimpico, Europei di calcio, ma anche tante altre occasioni per continuare a imporre il marchio di fabbrica del Belpaese. Ne abbiamo parlato con il numero uno dello sport italiano Gianni Petrucci che da presidente del Coni auspica una conferma di quanto fatto fin qui dagli atleti italiani. La nostra chiacchierata con Petrucci non poteva che partire da un rapido bilancio dell'anno che si è appena concluso. «So che potrà sembrare un controsenso - attacca il numero uno del Coni - ma sono preoccupato per il 2102 proprio per quanto di buono abbiamo fatto nel 2011. È andato troppo bene e quindi sono preoccupato per i Giochi Olimpici. Siamo tra le prime dieci nazioni al mondo, superando dei Paesi storicamente forti, ma sappiamo benissimo che nell'anno pre-olimpico tante nazioni hanno una strategia di preparazione diversa. Quindi non credo che potremo mantenere quei risultati: se ci riuscissimo saremmo davvero una superpotenza». Qual è stato secondo lei il momento clou del 2011? «I risultati brillanti con la Pellegrini in testa. Lei, anche se c'è stata quella discussione sul ruolo del portabandiera, era e resta la nostra atleta rappresentativa. Io l'ho definita un monumento e a me piacciono gli atleti che hanno personalità, magari pur non condividendo le nostre idee: ho rispetto di tutti anche se poi alla fine decidiamo noi. Comunque non vorrei fare una classifica perché dimenticherei qualcuno». Che anno Olimpico si aspetta? «Sarà il più difficile per lo sport italiano, proprio perché noi nella storia delle Olimpiadi estive ed invernali siamo al quinto posto. Quelle di Londra saranno particolari perché sono qui a due passi, ci sarà una diretta tv mai vista prima e ci andranno tanti italiani: Londra non è Pechino, eppoi come in tutte le Olimpiadi escono nuove nazioni che possono portar via qualche medaglia a sorpresa, soprattutto nell'atletica. Ma in tutti gli sport oggi, anche quelli dove noi siamo forti, vedi la scherma, ci sono tutte le nazionali più forti al mondo. Non è più come un tempo: anche lì sarà difficile, ma io ci credo perché quando hai quella scritta "Italia" non ti è vietato nulla». Per l'Italia sarà ancora un'Olimpiade donna? «Non ho mai fatto questa distinzione, sono cose che lascio ai sociologi. Saranno delle Olimpiadi in cui ci si dividerà: magari le donne faranno qualcosa di più, ma alla fine credo che i due sessi pareggeranno. Noi dobbiamo anche dimostrare al governo che lo sport italiano ha un bel background. Devo comunque riconoscere al governo passato che non ci ha mai fatto mancare niente. E devo dire che il ministro Gnudi che vigila sullo sport ha molto a cuore il nostro mondo: è stata fatta una bella scelta». Per decidere il portabandiera varrà più l'esperienza, la tradizione, o la classe? «Noi non siamo mai stati banali nella scelta, però questa volta non ho ancora le idee chiare: mi consulterò con Pagnozzi, perché mancano ancora tante qualificazioni. Se avessi già il nome sarei scorretto a dirlo anche nei confronti di tutti quei grandi atleti che si devono ancora qualificare». Dove e cosa si aspetta da Londra 2012? «Mi aspetto molto dalla pallanuoto campione del mondo: dopo un momento difficile è stata ottima la scelta di tornare al ct Campagna nel quale ho sempre creduto. Mi dispiacque molto quando lasciò l'Italia per la Grecia e bene ha fatto la federazione a richiamarlo. Devo dire che credo molto anche nel Setterosa femminile. Eppoi c'è questa pallavolo che continua a darci soddisfazione: sarebbe l'ora di vincere l'oro olimpico, le ragazze lo meriterebbero e anche gli uomini possono continuare a crescere. Ma ci sono tante altre realtà che sarebbe troppo lungo elencare». L'altra sfida è quella di Roma 2020: ce la possiamo fare? «La prossima settimana ci saranno passaggi molto importanti. La commissione di compatibilità di Fortis e Carraro sarà ricevuta dai vertici del governo Monti. È chiaro che Pescante, con il Coni e con il Comune di Roma, può contare sull'apporto di grandi personaggi che fanno da cornice a uno straordinario capitano che è Gianni Letta, al quale lo sport italiano non può che rivolgere un ringraziamento». Qual è la vera insidia per Roma 2020? «Tante, ma noi abbiamo delle buone chance: io dico sempre che sarà difficilissimo ma non impossibile. Anche perché abbiamo cinque membri del Cio che contano, non possono votare, ma lavorare per la candidatura e un segretario generale del Coni che è anche segretario dei comitati olimpici europei: non mi sembra poco». Il naufragio di Roma Formula Uno cosa ha insegnato in questo senso? «Io ho molto fiducia, credo molto nel lavoro che sta facendo Alemanno perché non è facile gestire una città come Roma. Quella non è stata una brutta figura, era un'idea che si poteva rivelare vincente e in questo senso complimenti a Flammini che l'ha portata avanti e ha avuto lo stile di uscire di scena con classe senza fare polemiche. Quindi resta una grande idea che non ha avuto gli esiti positivi: ma non si può sempre vincere. Alemanno comunque ne è uscito bene». La candidatura olimpica della Capitale come si inserisce in momento di crisi economica fatta di tagli ovunque? «Bisogna avere coraggio e capire che l'Olimpiade può essere proprio uno dei passaggi della famosa "fase due" anticipata da Monti. I Giochi Olimpici sono un'occasione irripetibile perché secondo uno studio che sarà presentato a breve si dimostra come un evento del genere rilancia il Pil di un Paese. Qualcuno riporta l'esempio negativo della Grecia, ma lì la situazione era diversa: avevano già una crisi debitoria colossale, mentre qui invece non c'è da ricostruire una città. Su Roma Alemanno è stato oculato, sono lavori che si sarebbero fatti anche senza l'Olimpiade: eppoi nella capitale ci sono il 73% di impianti già pronti, c'è da ammodernare, non da ricostruire. Si portino invece gli esempi positivi di Barcellona e Torino. La capitale catalana dopo i Giochi è un'alta città e altrettanto è successo nel caso di Torino». In questa chiave il taglio dei fondi cosa cambierà per il nostro sport? «Il taglio poteva essere molto più ampio, ed è stato "limitato" a circa 39 milioni: abbiamo tutte le possibilità per fare bella figura. Se le cose andassero male le colpe non sarebbero dei tagli, ma degli altri che sono stati più bravi di noi. Quindi niente alibi». Capitolo calcio: siamo di nuovo nella bufera scommesse. «Diciamo innanzitutto che purtroppo non è solo un problema italiano: non a caso si è evidenziato che la vicenda ha Singapore come centro nevralgico. La giustizia sportiva non ha gli strumenti della magistratura, non ha la possibilità di intercettare, però questa volta bisogna dare atto alla federazione, ad Abete e Palazzi di aver messo in moto la giustizia. Perché sono stati loro, con alcune denunce fatte da tesserati, a contribuire ad attivare un certo meccanismo. Sono chiaramente grato alla procura di Cremona per l'operato». Quindi campionato regolare? «Regolare». Ma il tavolo della pace voluto da Petrucci è fallito? «No, devo dire che subito dopo l'incontro durato più di cinque ore, con i risultati finali che potevano arrivare, a caldo c'è stata un po' di delusione. Ma poi a conti fatti abbiamo messo attorno a un tavolo cinque persone che non si incontravano da anni. Nessuno nota che il campionato italiano può contare su imprenditori di spessore, che nessuno ha, quindi questo fa capire anche le nostre difficoltà, ma anche l'importanza. Se quel giorno quelle persone sono state per cinque ore attorno a un tavolo qualcosa vorrà pur dire. Poi alcuni di loro mi hanno chiamato per andare avanti: ma adesso prima di proseguire ci penserò. Però, altroché se sono stati fatti passi avanti». Ma sarà anche un grande anno per il calcio giocato: ci sarà Euro 2012. «Prandelli è stata un'altra felice scelta della federazione, perché oltre al risultato sportivo, lancia dei messaggi. È quello che mi piace quando si scelgono allenatori e io in questo senso, "immodestamente", ho sbagliato poco: nel basket per me ho preso i migliori, Messina e Tanjevic. È importante che il tecnico non parli solo del suo sport: non mi piacciono i personaggi monotematici. Con Prandelli si può parlare di tutto, anche di politica o dell'ultimo libro letto: lo avete visto nei messaggi che lancia, lo avete visto nel rapporto umano con Cassano». Quindi come fu per Totti in Germania il ct deve aspettare il barese? «Prandelli deciderà in autonomia, io non posso che accettare le scelte che farà confrontandosi con Abete». Discorso oriundi? «Sono favorevole: anche qui decida l'allenatore». Un commento sul calcio della Capitale? «Complimenti a Baldini, Sabatini e Fenucci: Luis Enrique mi piace. Devo dire che è una bella persona e mi piacciono i messaggi che dà. Ma io ho un sogno...». Prego? «Il mio sogno è quello di vedere Guardiola allenare una squadra italiana: è il più forte allenatore che io conosca, con lui ho un buon rapporto personale e mi auguro venga qyu». La sua idea sulla Roma? «Onore alla nuova dirigenza che ha scelto Luis Enrique e gli è rimasta accanto nei primi momenti difficili». E sulla Lazio? «Il merito è di Reja. Un allenatore che ovunque va lascia un buon ricordo. Sento spesso De Laurentiis e mi parla benissimo di lui: insomma è una bella persona. Mi piace l'allenatore serio che sta al suo posto». Cosa si aspetta da questo mercato di riparazione? «Gennaio sarà un mese fondamentale per il campionato in corso. Squadre che sono partite forte, possono avere flessioni e altre si possono invece riprendere». Un voto al campionato? «Uno dei più belli degli ultimi anni, con molte squadre in lizza: sarà incerto fino in fondo». Una realtà che l'ha sorpresa? «L'Udinese di Pozzo: un presidente vero. Io non amo i patron prepotenti e Pozzo è una persona seria, uno dei primi che ho conosciuto quando sono entrato nel calcio. Sta facendo un lavoro straordinario». Così come qualche nuovo dirigente. «Voglio svelare un retroscena: al momento del commissariamento di Guido Rossi dovevo nominare un vice e pensai subito a un calciatore. Scelsi Albertini, perché Tommasi ancora giocava. Oggi Albertini sta confermando le sue qualità alla FIGC, mentre Tommasi ha raccolto l'eredità di Campana alla guida dell'AIC ed è partito con il piede giusto. Vedete, il calcio porta belle novità». Quarto mandato, Petrucci ha qualche rammarico? «No non ho rimpianti, perché tutto quello che potevo fare per lo sport l'ho fatto. Abbiamo passato un periodo difficile ma ne siamo usciti, la Coni Servizi è una realtà straordinaria. La forza di questo comitato olimpico è anche l'attuale segretario generale Pagnozzi». Un augurio per il 2012? «Lo voglio fare alla nazione e non solo allo sport. Che il Paese si riprenda e siccome ci chiamiamo Italia non solo nello sport, sono ottimista: senza ottimismo non si va lontano. Io lo sono per natura».

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