La rivoluzione giallorossa continua
Siè adattato bene e può fare un grande finale di campionato». Parole di Pep Guardiola, incompreso nel suo passaggio da giocatore a Roma e adesso miglior tecnico al mondo, padrone assoluto del fantastico Barcellona pigliatutto. Il feeling tra i due allenatori è chiaro e non solo perché prima di iniziare la sua avventura nella capitale Luis Enrique guidava il Barcellona B, ma anche perché entrambi hanno un'idea di calcio innovativa. E proprio per seguire gli istinti «riformisti» del tecnico asturiano, in casa giallorossa già da qualche tempo è iniziata una vera e propria epurazione della vecchia guardia. La linea verde imposta dal nuovo allenatore ha fatto più di una vittima illustre e altre ne farà a breve termine. Se Mexes è un «errore» che non si può addebitare al nuovo corso (piuttosto un «acconto» politico della vecchia gestione), gli altri uomini di troppo hanno tolto più o meno rapidamente il disturbo per una vera e propria rivoluzione: alla base della quale c'è anche un notevole ritocco degli ingaggi dei nuovi acquisti. Ma la rivoluzione è partita da lontano, al termine della scorsa stagione: prima il molto discusso Doni (Liverpool), poi in rapida successione, Riise (Fuhlam), Menez (Psg), poi Vucinic (Juventus): gente che alla nuova Roma serviva evidentemente poco e guadagnava troppo. In questa direzione anche i prestiti di Brighi (Atalanta) e Julio Sergio (Lecce), fino a quello appena concluso di Borriello alla Juve: ieri con l'apertura del mercato l'accordo è stato ufficializzato assieme al «bonus» di incentivo all'esodo per il giocatore fissato nella modica cifra di 275mila euro. Non poco... Finita? Macché, è solo l'inizio perché dopo i messaggi trasversali a qualche pezzo da novanta e aspettando il rinnovo di De Rossi (ieri qualcuno lo avrebbe visto e sentito tutt'altro che sereno alla faccia del buonismo che imperversa a Trigoria: segno che qualcosa nel discorso Roma-De Rossi è cambiato o che qualcuno non la racconta giusta), ci si appresta a mollare qualche altro tassello della «vecchia» Roma. In partenza sarebbero anche Cassetti (Parma) e Pizarro che farebbe gola alla Juve per rinforzare una rosa di alto livello: ovvio come le due società abbiano intrapreso strade diametralmente opposte. A Roma, in questo senso, decide giustamente Luis Enrique che si è più volte lamentato di avere troppi uomini a disposizione e di faticare a gestire un gruppo così corposo nel quale è difficile inserire i giovani della primavera come vorrebbe invece fare il tecnico. La cosa in passato aveva portato anche una «scissione» degli allenamenti, prima del clamoroso ripensamento: e qui Luis Enrique ha dimostrato intelligenza «riciclando» giocatori che a inizio stagione la Roma aveva messo chiaramente sul mercato e che sono rimasti solo per mancanza di offerte concrete, credibili o vantaggiose. Gente come Simplicio, Rosi, Juan, Greco (ieri ha prolungato fino al 2015 a 700 mila euro a stagione più bonus legati alle presenze) e per certi versi anche Rosi in principio non era nei progetti del nuovo corso giallorosso, così come gli «anziani» Taddei e Perrotta. Il campo ha detto altro: Simplicio, Taddei e Rosi sono pedine fondamentali di questa squadra che sembra aver finalmente imboccato la strada giusta... ma è solo l'inizio e il casello autostradale è ancora lontano.