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Il dato principale del 2011 biancoceleste è la classifica: 30 punti nelle prime 16 partite del campionat

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Sonoesattamente gli stessi di un anno fa e questo significa che l'anno che si concluderà stanotte è stato quello della stabilizzazione della Lazio nei quartieri nobili della A. Col ricordo ancora fresco del rischio retrocessione, non è cosa da poco. Eppure, costante del mondo biancoceleste, il 2011 si chiude con un sapore agrodolce. Soprattutto per aver mancato la Champions - sfumata all'ultima giornata dello scorso campionato per differenza reti - e per l'ombra di un calcioscommesse che finora ha solo sfiorato Formello ma non promette niente di buono per il futuro. La classifica, si diceva. Oltre a questa, non sono molte le cose rimaste immutate rispetto a un anno fa. La Lazio capace di collezionare 66 punti in campionato è stata profondamente ribaltata da un mercato estivo mai così scoppiettante nell'era Lotito. Nei primi giorni della campagna trasferimenti le porte della Paideia si aprivano di continuo per le visite dei nuovi arrivati. Tanti nomi, molti anche importanti. Sono arrivati il portiere Marchetti per sostituire Muslera, il terzino Konko al posto di Lichtsteiner, Stankevicius per rinforzare la difesa, il jolly Lulic e il centrocampista Cana. Sono arrivati, soprattutto, i due attaccanti di lusso Klose e Cisse per riportare concretezza sotto porta laddove la coppia Floccari-Zarate aveva deluso. Ed è stata proprio la cessione di Maurito, nelle ultimissime fasi del mercato, a rendere meno dolce l'estate dei tifosi biancocelesti che, nonostante l'incostanza del talento, di quell'argentino erano innamorati. La nuova Lazio è sembrata subito convincente, nonostante una sconfitta casalinga col Genoa che aveva determinato le dimissioni di Edy Reja, poi rientrate al termine di una giornata dai contorni paradossali. Una delle incognite della stagione era proprio il rapporto tra il tecnico e l'ambiente. Il primo derby vinto dopo cinque sconfitte consecutive ha contribuito in parte a ricomporre la frattura. Su quella sfida c'è stata la firma di Miro Klose. Non è stato un caso se a decidere la partita più importante dell'anno per i tifosi sia stato il tedesco, capace in pochi mesi di conquistare anche i - pochi - scettici convinti che a 33 anni fosse venuto a svernare. Impresa ancora non riuscita a Djibril Cisse, un solo gol in campionato e nel tunnel di una crisi che ne ha messo finanche in dubbio la permanenza a gennaio. Nonostante la latitanza del francese e un Hernanes che in troppe occasioni ha brillato a intermittenza, la Lazio è riuscita anche a garantirsi il passaggio ai sedicesimi di Europa League conquistando in extremis il secondo posto in un girone a dire il vero non proprio irresistibile. È proprio nei difetti, però, che si potrebbe intuire la futura grandezza della Lazio. Anche senza l'apporto di alcuni degli uomini migliori e con una catena di infortuni che ha dell'incredibile, i biancocelesti sono rimasti lassù. Cosa succederà se tutte le caselle andranno a posto?

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