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De Laurentiis: il mio Napoli senza limiti

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Tutto sull'Europa:«Ci siamo dedicati di più allaChampions per vedere quanto valiamo»

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AurelioDe Laurentiis è il solito vulcano di iniziative e idee. Ma tra le sue attività un posto d'onore spetta al Napoli. Dopo 21 anni, la Mazzarri band è approdata, contro ogni pronostico, agli ottavi di Champions, eliminando il Manchester City. Ed è proprio in Inghilterra che il Napoli torna a cercar gloria. Questa volta il Chelsea di Abramovic: andata il 21 febbraio al San Paolo, ritorno il 14 marzo a Stamford Bridge. I napoletani hanno dalla loro, il Re Mida del cinema e del calcio, vista la crescita vertiginosa della squadra. Dalla categoria C alla C di Champions. Presidente, dai sorteggi un'altra superpotenza. Ma la sfida col Chelsea è abbordabile? «È una signora squadra, è tosta, allenata da un giovane come Vilas Boas, di scuola Mourinho. Forse sarebbe stato più facile incontrare l'Arsenal. Dobbiamo vedere lo stato di forma atletica e psicologica che le squadre avranno a febbraio. Ma ce la giocheremo dimostrando di saper dominare l'emotività. Con le grandi ci esaltiamo». Il Napoli ha evitato le spagnole, però aveva accarezzato l'idea Benfica o Apoel. «Bayern e Lione sono stati più fortunati, ma il Napoli è una realtà internazionale che incontra una squadra della stessa caratura. Tutti i media ne parleranno. Con una formazione "minore" avremmo goduto di un'attenzione inferiore. Inoltre abbiamo molti giocatori di altre nazionalità seguitissimi in patria. Penso a Inler, Dzemaili, i sudamericani, Hamsik che ha appena rinnovato». Avete fatto una scelta precisa: prima la Champions, poi il campionato? «Avevamo detto che ci saremmo dedicati all'Europa per sapere chi siamo, quali sono i nostri limiti e le nostre potenzialità. Per crescere. Anche se queste competizioni si fanno con la fortuna». In che senso? «Che significano le estrazioni? Mi sembra il gioco del lotto. La Uefa, per una volta, è più napoletana dei napoletani. Qui qualcuno si trova a giocare gli ottavi senza meritarla». Questo è un suo vecchio cavallo di battaglia: il sistema calcio va rifondato. «Le istituzioni non misurano la qualità delle squadre. Sono convinto che occorra un mini campionato europeo dove tutti incontrano tutti, parallelo a quello interno. Noi presidenti dovremmo usare il nostro potere per screditare l'Europa League e la Champions a favore dei campionati nazionali». Per le riforme serve tempo e bisogna essere d'accordo. «La parola d'ordine è armonizzare. Finché ognuno tirerà acqua al suo mulino non si andrà da nessuna parte. Creiamo gli "stati generali" del calcio, ci riuniamo una volta l'anno e quello che non funziona si corregge. Nel giro di un quinquennio possiamo dimostrare di essere stati capaci di equilibrare gli interessi dei club, delle leghe, dei tifosi». Uniti si cambia e si vince? «Le diverse esigenze vanno considerate congiuntamente, non separatamente. Se continuiamo così si sfascia tutto. Ci vuole il fair play? Benissimo, ma si devono indicare anche le regole e il modo di applicarle. Questo è un calcio vecchio, è una nave piena di falle destinata ad affondare se non la ripariamo. Invece noi abbiamo solo cariche politiche per far piacere a qualcuno». Tecnocrazia? «Sì, siamo arrivati al governo dei tecnici? Bene ci vorrebbe anche nel calcio». Ma adesso è tempo di campionato, c'è da recuperare terreno. De Laurentiis vuole due vittorie prima di Natale. Con l'annuncio del rinnovo di Hamsik, la conferma che Cavani resterà e la certezza di avere il miglior allenatore su piazza, il Napoli non si pone limiti.

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