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E ora il falconiere dell'aquila Olympia rischia la panchina

Olympia in volo ad Auronzo di Cadore

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Comincia stasera un trittico di partite casalinghe che nel giro di otto giorni deciderà il destino europeo della Lazio e ne orienterà definitivamente quello nazionale. Sulla carta, giocarle a casa sembrerebbe un vantaggio, ma a ben guardare è vero esattamente il contrario, perché la Lazio di Reja è irresistibile in trasferta, quando viene attaccata e può contrattaccare, ma ha enormi difficoltà a far gioco all'Olimpico. Dunque se vogliamo cominciare davvero a sognare bisogna che questo trend bislacco venga invertito. Però è difficile capire dove mettere le mani, e non solo perché il calcio di Reja è quello che è, quindi finché c'è lui o mangiamo «sta minestra o saltiamo dalla finestra». Il punto è che con lo stesso allenatore l'anno scorso il rendimento della squadra era opposto: allora 13 vittorie (3 sconfitte) su 19 partite all'Olimpico in campionato (68%) più 2 vittorie su 2 in Coppa Italia (100%); adesso appena 3 vittorie (e già 2 sconfitte) su 7 partite (43%) in campionato più 1 vittoria su 2 in Uefa (50%). Per cui l'unico modo di trovare uno straccio di idea sugli interventi da fare per recuperare la vena casalinga smarrita è quello di analizzare la cornice oltre che il quadro e scovare tutte le differenze che possono aver originato questo inspiegabile testa-coda. È procedendo così che penso di aver scovato dove nasce il problema. Perché le vere differenze fra l'Olimpico di quest'anno e quello dell'anno scorso sono solo due: la sparizione degli imbucati con biglietto-omaggio e la metamorfosi dell'aquila Olympia, che allora, appena arrivata dal Portogallo, volava di buzzo buono mentre adesso che è diventata romana è già tanto se fa un mezzo giretto prima di andarsi a riposare sul tetto dello stadio. Siccome non credo che a portare fortuna fossero gli imbucati, mi sembra evidente che la cattiva sorte dipende solo dal tottesco impigrimento del nostro alato talismano. Per quanto Reja e Tare siano blindati, dunque, qualcuno che in questi otto giorni si gioca il posto c'è lo stesso: è Juan Bernabé, il falconiere che a settembre ha sostituito il fratello minore José Maria con esiti sin qui disastrosi. Olympia è ingrassata e imbolsita, si stufa subito di volteggiare, spesso se ne va per conto suo e accetta di tornare a casa solo se Juan la rimpinza di salmone scozzese. Se vuol salvare la panchina, Bernabé deve insomma trovare il sistema per farle fare tutti e tre i canonici giri sia oggi, sia domenica con l'Udinese, sia mercoledì prossimo col Chievo. Tre giri tre, come i punti che servono alla Lazio.

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