Luis Enrique respira: "Avanti con fiducia"
Bicchiere mezzo pieno e una bella boccata d'ossigeno. Luis Enrique esce rinfrancato da una serata piena di emozioni. Non può dirlo, ma prima della partita avrebbe firmato per questo pareggio. «Abbiamo affrontato uno squadrone come la Juventus con un ottimo atteggiamento - la sua analisi - non troppo diverso da quello di Firenze. Solo che lì giocavamo con un uomo in meno, poi due e alla fine tre. A pesare nei giudizi è il risultato». Un'altra sconfitta avrebbe potuto portarlo a gesti estremi. «Gli ultimi due allenatori della Roma erano due grandi come Spalletti e Ranieri e si sono dimessi. Questo significa qualcosa. Io sulle mie dimissioni ho detto "mai dire mai" perché nel calcio è così, ma ho l'appoggio della società, vedo come si applicano i giocatori e ho sentito un pubblico vicino». Sulla partita: «Mi sono divertito i primi cinque minuti, volevamo avere il pallone ma dopo il vantaggio non è accaduto perché la Juventus ce lo ha impedito con il suo pressing. Incassato il pareggio, ci siamo ripresi il pallino del gioco e abbiamo creato quattro occasioni da gol. Dobbiamo continuare così». Se Totti avesse fatto centro dal dischetto la soddisfazione si sarebbe trasformata in estasi. «Mi sentivo che avrebbe segnato, ma in un momento del genere poteva anche colpire il palo e prendevamo gol in contropiede... Scherzi a parte, Francesco ha grandi qualità e sa fare gol però di fronte aveva un portiere super come Buffon che fa paura soltanto a guardarlo. I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli». Per la prima volta, Luis Enrique ha adattato le sue scelte all'avversario. «Pirlo era uno dei nostri obiettivi difensivi, non fargli prendere la palla era la chiave della partita e Pjanic ha fatto un bel lavoro». La nota stonata è la reazione di Osvaldo al cambio ma l'allenatore lo difende: «Osvaldo è un grande giocatore e un ragazzo incredibile con un carattere molto forte. Non succede nulla se esce arrabbiato quando sentiva di poter dare ancora qualcosa. Io lo voglio così». Il castigo di Firenze basta e avanza. Con Borriello, invece, continuano le frecciatine. «Sa cosa voglio da lui, quando me lo dà va in campo, quando non accade va in panchina o in tribuna. Contrasti tra noi? Meglio non parlare pubblicamente, qui già tutti sanno tutto, quello che dovevo gliel'ho detto in faccia».