«Senza soldi si chiude»

IlComitato Italiano Paralimpico, che presiede dal 2000, se non dovessero infatti arrivare le risorse garantite dal Governo, grazie alle quali il Cip va avanti ogni anno, rischia la definitiva chiusura. La situazione è davvero difficile e Pancalli non sa come fare. Presidente, che cosa accade al Cip? «Ogni anno abbiamo vissuto una situazione similare sul problema delle risorse destinate allo sport paralimpico, perché purtroppo uno dei limiti del nostro sistema è che siamo costretti a dover rincorrere un finanziamento per sostenere le nostre attività ed il nostro movimento. Ma mai come quest'anno, la situazione si rende drammatica e non so cosa fare. Ci siamo trovati con un cambio di Governo, che ha significato un cambio di interlocutori e di conseguenza la necessità di dover ricominciare a far capire cos'è il Comitato Paralimpico, tutto questo in una situazione economica del Paese che è particolarmente difficile e che richiede ovviamente sacrifici per tutti. Se gli altri anni non si conoscevano i tempi e gli strumenti normativi per arrivare al finanziamento del nostro Comitato, ma avevamo la certezza dell'impegno politico da parte dei governi sulla necessità dell'intervento, oggi sono di fronte al buio più totale». Il rischio è la chiusura? «Certo, perché per essere proprio chiari, il Comitato senza finanziamento si ferma e chiude la sua esperienza. Con le risorse di provenienza Coni, che ringrazio per aver evitato qualsiasi taglio al Comitato, non andiamo da nessuna parte. Non possiamo immaginare nessun tipo di attività. L'unica cosa sulla quale potremmo concentrarci, calcolatore alla mano, è la spedizione di Londra. Tutto il resto è in discussione». È ottimista? «Oggi sono preoccupato e un po' mortificato, ma voglio essere fiducioso. Mi trovo davanti ad un bivio e posso dire che continuerò questo impegno favorendo e privilegiando il profilo istituzionale per arrivare al risultato o, addirittura, per la prima volta nella mia vita, con forme eclatanti di protesta. Sento troppo il peso delle responsabilità sulle spalle degli atleti, delle società sportive e di tutti quelli che hanno creduto in un percorsodi crescita importante».