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Matteo De Santis FIRENZE Le sconfitte passano, le idee e le convinzioni restano.

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«Nonci sono dubbi, non ci sono mai stati e non sono neanche maturati durante questa partita. Chiaro che i risultati fanno male, anzi di più. Ma dobbiamo avere la freddezza di esaminare la prestazione svincolandola dal punteggio. Dobbiamo tenere la barra diritta, finchè è possibile». Un rovescio pesantissimo, ma con l'attenuante di un rigore contro e dell'espulsione di Juan dopo poco più di un quarto d'ora. «Il gol di Jovetic e il rosso di Juan - dice Baldini - ci hanno penalizzato, ma senza creare tanto abbiamo tenuto bene il campo». I tifosi romanisti presenti al Franchi non l'hanno proprio pensata così: «Una cosa normale e comprensibile, la gente è tifosa e subisce i risultati. Ho sentito i cori contro Luis Enrique, non mi hanno fatto piacere ma è legittimo che chi paga il biglietto possa esprimere liberamente il proprio disappunto. I tifosi, per la prima volta in stagione, non sono stati pazienti e su questo può aver influito anche l'esclusione di Totti. I dirigenti, invece, devono valutare la situazione prescindendo dai risultati e non perdendo tutto quello di buono che era stato fatto fino a questo momento». I dirigenti, per il momento, ne hanno parlato. Il presidente DiBenedetto, l'amministratore delegato Claudio Fenucci e lo stesso Franco Baldini, con la partecipazione di Tonino Tempestilli e del consigliere Mauro Baldissoni, ne hanno parlottato per qualche minuto, a caldo, nel ventre del Franchi. I conciliaboli, poi, sono ripresi quando la squadra, con Fenucci, DiBenedetto e il vicepresidente Tacopina, ha ripreso la via di Roma. Al secondo giro di opinioni, via telefono, hanno partecipato anche il ds Walter Sabatini, che ha visto la partita in tv da Roma, e, ovviamente, Baldini, rimasto nella "sua" Reggello. Solo chiacchiere e scambi di pareri, perché la posizione di Luis Enrique non è mai stata veramente all'ordine del giorno dei discorsi dirigenziali. «Ci sono più problemi di quelli che mi auspicavo - ha puntualizzato Baldini - ma sarei un bugiardo se dicessi che non me li aspettavo. Noi, comunque, continuiamo ad avere la nostra idea e a pensare di portare avanti un nuovo tipo di calcio. Tutto, d'altra parte, è migliorabile e Luis Enrique lo sa per primo». Sempre i soliti risultati, magari. «Queste sconfitte fanno più male per gli effetti che per il modo in cui arrivano. Ma non sono assolutamente d'accordo con chi dice che questa Roma è ancora una squadra senza identità». E ancora senza una formazione fissa: «Il fatto di non schierare sempre la stessa squadra è dettato dalla motivazione che Luis Enrique non ha quasi mai avuto gli stessi giocatori a disposizione. Il possesso della palla è una fase propedeutica al tipo di calcio che vogliamo imporre, ma dobbiamo smetterla di fare riferimento al Barcellona. Il Barça non è l'unica squadra al mondo che fa possesso palla». Bocca tappata sul contratto di De Rossi: «Non ne parlo, è una faccenda delicata». Più o meno dell'attuale momento della Roma?

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