di Tiziano Carmellini Troppo facile sparare sul pianista ora.
Certo,Luis Enrique non è Michel Petrucciani e c'è molto di suo in questo naufragio giallorosso, ma dire che sia l'unico colpevole è forse troppo. E comunque non può essere lasciato da solo a sbagliare e far spallucce. Adesso è il momento di fare invece la voce grossa, serve blindare il tecnico per poter almeno provare a rimettere in piedi una stagione già da buttare: tenendo bene a mente l'adagio che ricorda come al peggio non ci sia mai fine. La decisione va presa adesso: tenere Luis Enrique fino in fondo o mandarlo via subito. Un'idiozia pensare di decidere a tempo, di procrastinare un eventuale esonero a dopo le sfide con Juve e Napoli (che al momento appaio impari, sai che bagno di sangue...): sarebbe peggio e quasi persecutorio. La società ha deciso avanti con Luis Enrique!? Bene, allora lo si faccia davvero. Se uno dei problemi del momento è un gruppo non totalmente in linea, Baldini & Co. devono entrare nello spogliatoio sfondando con una spallata la porta. Dentro o fuori, a viso aperto contro chi, secondo alcuni, sta remando contro. Se è davvero così, tutti dalla parte di Luis Enrique: perché l'unico bene comune era e resta la Roma. Non è una soluzione certa, ma al momento sembra l'unica percorribile: mettere la squadra di fronte a se stessa nella consapevolezza che non esistono fronde, spifferi, amici degli amici e riportini, che possono far saltare l'allenatore. Baldini ha detto che vuole riprendersi la Roma... bene, questo il momento per farlo. Qualcuno sogna Ancelotti, c'è chi vede i fantasmi di Spalletti, si farnetica anche di Lippi: ma per favore... sarebbe ammettere il fallimento. E basta con la parola «progetto»:a Roma questo termine porta sfiga... è ufficiale!