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Daniele Palizzotto Immenso Federer.

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ReRoger ce l'ha fatta ieri sera alla O2 Arena di Londra, superando per la sesta volta quest'anno (su otto confronti) e per la terza domenica consecutiva – dopo la finale di Parigi Bercy e il match inaugurale del Masters – il francese Jo-Wilfried Tsonga (6-3 6-7 6-3). Eppure Federer ha dovuto faticare. Merito di un ottimo Tsonga, forse spronato dalla possibilità di battere lo svizzero per la terza volta quest'anno (come solo Nadal, Djokovic, Murray e Nalbandian in passato), sicuramente eccitato dalla prima finale importante dopo quella persa all'Australian Open 2008 contro un giovane Djokovic. Reduce dalla doppietta Metz-Vienna e soprattutto dalla finale raggiunta al Masters 1000 di Bercy, a Londra Tsonga ha disputato un ottimo torneo, eliminando prima Nadal e poi Berdych. Per questo – e per le vittorie ottenute contro Federer a Wimbledon e Montreal – il francese è sceso in campo con grande fiducia, convinto di poter ribaltare il pronostico. E in effetti, guardando i primi game, l'impresa sembrava possibile. Implacabile al servizio, pericoloso in risposta e intelligente nelle scelte da fondocampo, Tsonga ha spaventato un incerto Federer, incapace di portare a casa gli scambi prolungati e forse sorpreso dalle accelerazioni del francese, insolitamente devastante anche con il rovescio. L'esperienza accumulata in cento finali disputate sul circuito, però, ha aiutato re Roger, bravo ad aggrapparsi al servizio e fantastico nel ribaltare l'inerzia della partita sul 4-3 con due passanti e un terzo splendido rovescio lungolinea: basta una brutta stop-volley spedita in rete da Tsonga per consegnare il break del 5-3 e le chiavi del match nelle mani dello svizzero. Chiuso il primo set Federer sale in cattedra, non concede più nulla quando è al servizio e con una splendida risposta di diritto sfrutta il primo passaggio a vuoto del francese, due doppi falli consecutivi nel terzo game del secondo set. Ma sul 4-2 sbaglia anche lo svizzero, forse immemore della clamorosa rimonta subita cinque mesi fa a Wimbledon. Come già troppe volte in passato, Federer si distrae e trascina il match fino al 5-4, quando all'improvviso smarrisce il servizio, concede le prime palle break a Tsonga, viene punito dal coraggioso attacco del francese e forse – dopo 16 successi consecutivi dall'incredibile semifinale degli Us Open regalata a Djokovic – ripensa alla fantastica striscia vincente del 2009 (Madrid-Roland Garros-Wimbledon), 21 vittorie di fila interrotte in Canada proprio da Tsonga. Per la verità Federer avrebbe altre due opportunità per chiudere il match – una palla break sul 5-5 e soprattutto il match point sul 6-5 del tie-break – ma entrambe vengono annullate con coraggio da Tsonga. E così, quando il francese chiude 8-6 il tie-break con un'imparabile risposta di diritto, il match sembra poter cambiare padrone. E nella testa dello svizzero si riaffacciano vecchi incubi del passato, con tante occasioni malamente sprecate per insicurezze caratteriali. E invece stavolta Federer si ribella al destino, riprende in mano la partita, non concede opportunità con il servizio e sul 4-3 punisce le prime distrazioni del francese piazzando l'allungo decisivo, per poi chiudere a rete e non trattenere l'emozione. «È stata una grande finale – ha dichiarato lo svizzero, 70° titolo in carriera e 39ª vittoria al Masters come soltanto Lendl – e io non potrei essere più felice».

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