di Gianfranco Giubilo Comprende, lo spezzatino del fine settimana calcistico, perfino l'«happy hour», l'aperitivo con gli amici e la giovane (o il giovane) del cuore, nella prospettiva di sontuosa agape fraterna.
Vantatuttora la migliore difesa del campionato, appena sei gol incassati, ha perduto due partite: una sola delle quali, però, del tutto legittima, quella di Napoli, quando Lavezzi aveva onorato la legge dei grandi numeri, tornando al gol dopo un anno di digiuno. L'altro passo falso, quello di Parma, è assai meno significativo, perché pesantemente condizionato dalla presenza soltanto virtuale dei reduci dalle qualificazioni sudamericane. Senza le accelerazioni di Isla e Armero, gli esterni di fondamentale valore, l'Udinese è scaduta fino a non entrare quasi in partita. Recuperate le energie, banco di prova di ben differente spessore offrirà alla Roma, che sta crescendo ma ancora non può proporsi obiettivi precisi, specialmente ora che l'infermeria è tornata a riservare posti-letto a ospiti illustri, da Burdisso a Totti, da Borriello a Rosi. Dunque ancora una volta Luis Enrique sarà costretto a improvvisare, con grande gioia dei cronisti, soliti a dedicare le vigilie al gioco degli indovinelli, con scarse possibilità di uscirne vivi. Apprezzabile, comunque, l'intenzione del tecnico di non snaturare le prerogative della Roma, nonostante il contropiede sia l'arma migliore dei rivali. Del resto, sarebbe suicida cambiare atteggiamento in base alle caratteristiche dei rivali di turno, meglio tentare di imporre il gioco, rischiando il giusto. Ma naturalmente il piatto forte del fine settimana verrà servito a conclusione di un sabato intenso, due partite di medio calibro dopo il tè e i pasticcini (Catania a Lecce, Parma a Novara), ma il dopocena è sontuoso. A Bergamo sale il Napoli, per offrire altre indicazioni sulle sue priorità, dopo la grande serata che gli ha quasi garantito uno storico traguardo, dimostrare insomma che anche la classifica va rispettata, dopo il prestigioso piazzamento della stagione scorsa. Teatro del «galà» sarà comunque l'Olimpico, il solo rimasto dopo che la Juve ha traslocato nel nuovo stadio. La vetta della classifica è tutta presente all'appello a Roma, la Lazio è tuttora in linea con i bianconeri, anche se questi avranno ancora un recupero da sfruttare, per altro rognoso come la trasferta di Napoli. Una posizione che i laziali avevano già frequentato nel torneo precedente, che li avrebbe portati quasi certamente in Champions se non fosse intervenuta la truffa del San Paolo. Quindi i romani non possono assolutamente essere considerati degli intrusi e non partono certamente chiusi dal pronostico neanche di fronte alla formazione che attualmente sta mettendo in mostra il calcio migliore. La Juventus vanta, rispetto al Milan e al Napoli, il vantaggio di potersi dedicare alla preparazione degli schemi, senza l'assillo degli impegni internazionali. La Lazio ha ancora l'Europa League, per sua fortuna c'è tutto il tempo per riprendere fiato, e soprattutto il giovedì è stato possibile dedicarlo alle attenzioni che l'arrivo della Juve richiede.