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Lazio-Juve, la notte della verità

Lazio: Edy Reja

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Forse, per una volta, sarebbe il caso di partire dalla cornice. Che non sarà «marcia» (quanto tempo è passato dallo sfogo di Reja? Sembra un'eternità) ma quanto di più bello l'Olimpico sia stato capace di offrire negli ultimi anni. Circa 60mila cuori pulsanti per quello che accadrà in campo. E la novità è che, per una volta, non si tratta del derby. Sarà invece Lazio-Juventus, che a una decina d'anni di distanza torna a essere una sfida per le zone più alte della classifica. In mezzo c'è stato un po' di tutto. La Lazio che ha sfiorato il fallimento ed ha subìto un brusco ridimensionamento rispetto all'epopea cragnottiana, la Juventus che ha conosciuto addirittura l'onta della serie B per Calciopoli. Poi è cominciata la lenta risalita, che culminerà simbolicamente proprio nella sfida di stasera. Lazio e Juve si affrontano per prendersi la testa della classifica in una gara che magari non lancerà verso lo scudetto, ma di certo darà una cospicua dose d'autostima a chi dovesse uscirne vincitore. L'intensità dei bianconeri contro il palleggio dei biancocelesti, il «giovane» Conte contro il «vecchio» Reja, il nucleo azzurro contro la multinazionale del calcio. Da qualsiasi lato la si guardi la partita di stasera sembra quasi la sfida tra due filosofie opposte. Sarà, ci si augura, una bella partita di calcio tra le squadre che finora hanno più impressionato. «È la partita chiave - ha confermato Reja in conferenza stampa - sia per noi che per la Juve. Finora in casa la Lazio è andata bene ma non benissimo. È il momento di dare il 100%. Sappiamo il valore degli avversari, hanno giocatori importanti. Noi però stiamo bene, abbiamo grande considerazione di noi stessi». Una considerazione che però è ancora meno forte rispetto alla scaramanzia: «Anche se dovessimo vincere non sarebbe il caso di parlare di scudetto - spiega Reja - ci sono squadre come Milan e Juventus che sulla carta sono le vere candidate, e poi bisogna capire se l'Inter riuscirà a riprendersi. Noi possiamo essere la sorpresa». Per farlo bisognerà provare a battere la Juve. Facile a dirsi, assai meno sul campo. Benché i bookmaker diano i biancocelesti leggerissimamente in vantaggio (2.65 la quota per la vittoria casalinga, 2.70 quella per il colpo esterno) la storia insegna che la Vecchia Signora è uno degli avversari più indigesti per la Lazio, che in campionato non la batte dal 2003. «Sarebbe bello fare un regalo al pubblico che sarà così numeroso - spiega Reja - sarà importante evitare le disattenzioni difensive, anche sui calci da fermo. In ogni caso abbiamo le armi per colpirli, dovremo giocarcela a viso aperto perché se li aspetteremo faremo solo il loro gioco». Due avversari in particolare turbano il sonno del tecnico biancoceleste: Vucinic e Pirlo: «Sarà fondamentale il duello tra Konko e il montenegrino. Mirko ha già fatto male in passato la Lazio ed è un giocatore imprevedibile, capace di assentarsi per lunghi tratti dalla partita e poi colpire all'improvviso. E per quanto riguarda Pirlo, io lo conosco bene per averlo allenato al tempo del Brescia. È un giocatore di precisione straordinaria, difficile marcarlo, si può tutt'al più cercare di limitarlo. Sono convinto che alla fine ci sarà, nonostante i problemi fisici». Parentesi dedicata all'ex Lichtsteiner («l'anno scorso non crossava così bene, Conte sarà stato più bravo di me ad allenarlo...») e il resto della conferenza stampa dedicato alla pretattica: certi nove undicesimi di formazione ma due ballottaggi lasciati completamente aperti. Quello tra Biava e Diakité e, soprattutto, quello tra Rocchi e Cisse. Se il francese dovesse finire in panchina, sarebbe la prima volta in campionato. Una scelta difficile in una partita così importante. Anche per questo, alla fine Reja potrebbe concedergli l'ennesima chance.

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