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Un colpo di fulmine e una storia infinita.

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Maanche il calcio è vita e le cose cambiano. Giugno diventa ieri quando c'è di mezzo un contratto come il suo, in scadenza tra poco più di sette mesi, con una trattativa per il rinnovo iniziata troppo tardi e incagliata da mesi sulle cifre. L'attenzione sul caso ha reso l'attesa snervante. Per la Roma, i suoi tifosi ma, a quanto pare, non per il giocatore. A De Rossi viene facile sdrammatizzare, giocarci sopra. «Rassicurare la gente sul mio futuro? Ma il cuore è fatto apposta per stare sempre in palpitazione», ha detto ieri il centrocampista giallorosso. Altre parole da interpretare a piacimento, in attesa dei fatti. Da una parte Franco Baldini, dall'altra il procuratore Sergio Berti stanno portando avanti la discussione sui numeri di un contratto che dovrebbe legare De Rossi alla Roma per altri cinque anni. C'è accordo sulla durata, i premi, ma non sulla base dell'accordo. Daniele vuole restare alle sue condizioni, il più vicine possibile a quelle proposte dal Manchester City: nove milioni netti a stagione. D'altronde «il mercato fa i prezzi - ricorda De Rossi - è normale che ci siano questi stipendi. So che non è bellissimo, ma non provo sensi di colpa». La Roma vuole tenerlo ma ha le sue esigenze: i 4,5 milioni e mezzo offerti all'inizio sarebbero già uno strappo alla regola per un club che deve abbassare il monte ingaggi e usare questo contratto come parametro dei prossimi. Balla più di un milione a stagione, al lordo più di due, c'è ancora tanto lavoro da fare perché le parti si tocchino, ma De Rossi continua a immaginare un domani da romanista. «Mi chiamano "Capitan futuro", ma c'è un termine preciso: prenderò la fascia quando il capitano di tutte le epoche, smetterà». Il passaggio di testimone con il compagno di sempre, un amico, quasi un fratello. «Io e Totti - racconta De Rossi a Radio2 Rai - siamo molto diversi come caratteri, ma siamo sempre andati d'accordo. Francesco è il classico romano, sembra quasi di un'altra epoca: spavaldo, sicuro, con personalità, si porta dentro una luce. È un po' permaloso, è vero. In passato abbiamo anche litigato, non ci siamo parlati per un po'. Il motivo? Non me lo ricordo...». Ricorda, invece, il primo pallone che ha visto rotolare, «a casa a Livorno, dove giocava papà», e il momento in cui si è innamorato della ex moglie Tamara: «Ci siamo conosciuti in un locale, è stata una scelta istintiva. Mia figlia Gaia è la cosa più bella che mi ha dato questo amore, poi ci sta che finisca, in quel caso non muore nessuno». Ora è fidanzato con l'attrice Sarah Felberbaum «e sto bene, si va avanti, c'è bisogno di pensare a un amore». Pensare. Quello che a volte non riesce proprio a fare in campo. «Mi piacerebbe dire che sono uno che ragiona, ma la mia storia e la mia carriera - ammette De Rossi - dicono il contrario: agisco d'impulso, sto lavorando su questo per dare un freno alle mie azioni». Nella stagione in corso sta filando tutto liscio. Comportamenti corretti, prestazioni incoraggianti e piena fiducia di Luis Enrique. «Lui ha un credo preciso, delle regole di gioco e comportamentali: non scende a compromessi. È stato giocatore di recente, è vicino a noi. Quest'anno non si vince? Ho paura di no». Viva l'onestà, un valore cheDe Rossi non ravvede nella politica di oggi. «Non voto perché non c'è una persona che mi rappresenta, anche se ho conosciuto Veltroni e con lui mi sono trovato bene. Berlusconi? Il cambio era necessario. Renzi è qualcosa di nuovo, mi incuriosisce». Così tanto da svoltare a sinistra?

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