L'Italia torna grande e sfata il tabù Brasile

Inuna mattina giapponese di novembre, cominciata quando in Italia sorge il sole, il tabù si infrange: nella terza giornata di World cup, la Nazionale maschile di volley sconfigge il Brasile per 3-2. Una vittoria attesa da più di 3000 giorni, molti dei quali passati a chiedersi come mai il movimento verdeoro fosse diventato così inarrivabile; molti dei quali passati a sentire quell'inno nazionale risuonare mentre la bandiera con il motto Ordem e Progresso saliva sul pennone più alto. Ma in questa fredda ed umida mattina giapponese le cose cambiano: i ragazzi di Berruto mostrano una gran bella pallavolo, fatta di un servizio pesantissimo, di una correlazione muro difesa attenta ed aggressiva, di un attacco spavaldo ma non incosciente. Ma, soprattutto, l'Italia ha un carattere d'acciaio. Non si esalta dopo un primo set stravinto, non si deprime dopo un secondo parziale in cui non sfrutta gli errori avversari, non si abbatte quando va sotto e continua a lottare quando affronta il tie break. La Nazionale non innervosisce quando un primo arbitro mediocre si dimentica della tolleranza usata con il coach brasiliano Bernardo e rifila un cartellino giallo (con conseguente punto contro) a Mastrangelo, e neppure quando, sempre nella quinta frazione, vede fuori un attacco di Lasko in campo di venti centimetri. Quella degli Azzurri è la vittoria del sistema squadra, della comunità di intenti, della volontà di dimostrare che questo gruppo può diventare grande. Per spiegarla, non bastano la prova devastante di Lasko, la lucidissima regia di Travica, la pazienza di Zaytsev, marcato in ricezione per tutta la gara eppure decisivo in attacco nel finale. Non bastano i primi tempi ed i muri di Mastrangelo e Fei, la prova di un Parodi che entra dalla panchina ed è subito protagonista, la grinta di capitan Savani che anche da bordo campo non mette di incitare i compagni. L'Italia vince perché ha tutti i mezzi per stupire e l'avventura è solo all'inizio. Berruto ha riportato il sorriso, la consapevolezza dei propri mezzi, la convinzione che lavorando insieme si cresce. Un credo che ben si legge nel suo commento a fine gara: «Siamo strafelici: era dal 2003 che non riuscivamo a battere il Brasile. Abbiamo lavorato molto per questo risultato, ma la strada che dobbiamo percorrere è ancora molto lunga. Il nostro obiettivo è la qualificazione per i Giochi Olimpici». Una mentalità che trasuda dalle parole di Parodi: Siamo una squadra che non si arrende mai. Berruto ci aveva caricato molto prima della gara. Questa mattina avevo scritto su Facebook: «Il nostro gruppo non ha ancora vinto nulla ma ha la tecnica e il cuore per arrivare sulla vetta e stare con le grandi in campo lo abbiamo dimostrato battendo il Brasile». E la world cup è solo all'inizio.