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Il nuovo che avanza e trascina tutto il resto dietro di sé.

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Seigiocatori acquistati in estate e i loro dodici gol valgono l'intera dote della Roma. Domenica sera Gago e Pjanic hanno allargato a dieci la colonia dei goleador giallorossi e regalato tre punti fondamentali per avvicinarsi al momento clou del campionato. Ora sono sei i nuovi acquisti andati a rete: cinque volte Osvaldo che sarebbero sei senza il delitto calcistico compiuto dall'assistente Carrer, tre Bojan, una a testa per Lamela, Borini e i due «men of the match» della sfida con il Lecce. In tutto fa dodici sui sedici complessivi segnati dalla Roma tra campionato (15) e preliminari di Europa League. Curioso come le quattro reti segnate dai «vecchi» siano state ininfluenti: il vantaggio illusorio firmato da Perrotta con lo Slovan Bratislava, il gol della bandiera di De Rossi al Cagliari, quello della sicurezza di Simplicio contro l'Atalanta, la testata di Burdisso per il momentaneo pareggio col Milan. L'equazione, allora, viene ancora più facile: la Roma sta andando avanti grazie ai colpi dell'estate, visto che i loro gol valgono tutti i punti conquistati finora. Osvaldo continua a segnare con regolarità (lo ha fatto anche domenica...), Bojan sbaglia tanto sotto porta ma interpreta il calcio di Luis Enrique come pochi altri, Lamela fa sognare i romanisti e ha catturato le attenzioni di tutti gli esteti del calcio anche fuori dal Raccordo, Pjanic e Gago sono ormai i punti fermi del centrocampo insieme a De Rossi («Credo che Daniele resti alla Roma» ha detto ieri Roberto Mancini), Stekelenburg è sempre più sicuro tra i pali. Non è tutto oro quel che luccica: tra gli ultimi arrivati c'è pure qualcuno che fatica. E, non è un caso, si tratta solo di difensori: mentre Borini è sparito per colpa di un infortunio, Kjaer mostra carenze di personalità, Heinze di tenuta e José Angel limiti tattici che nelle ultime due partite gli sono costate il posto da titolare a vantaggio di Taddei. Un professionista esemplare, per carità, ma pur sempre un terzino adattato. Nella Roma camaleonte di Luis Enrique le sentenze restano vietate. È cambiata tredici volte su tredici gare e cambierà ancora. A Udine, per esempio, Totti spera di giocare dall'inizio come credeva di fare domenica. Dal capitano, comunque, nessun segnale di insofferenza per la panchina con il Lecce: lui come gli altri ha capito e accettato i principi di un allenatore che tratta tutti allo stesso modo. La convivenza di Totti con Lamela è il tema tattico dominante del presente romanista. I venti minuti finali col Lecce confermano l'intenzione di LuisEnrique di far giocare il capitano da trequartista, chiunque ci sia con lui in attacco. Lamela compreso. Nulla vieta ai due di scambiarsi la posizione, come fanno De Rossi e Gago a centrocampo. Il tecnico asturiano si tiene strette le decine di varianti tattiche possibili in tutti i reparti e arriva con molta fiducia al ciclo della verità. Oggi pomeriggio si ricomincia a sudare a Trigoria, mentre l'Udinese l'ha già fatto ieri: oltre a Di Natale, nell'anticipo di venerdì prossimo il vero nemico sarà la voglia di riscatto dei friulani, bastonati da Guidolin dopo il tonfo di Parma. All'orizzonte altre sfide da brividi: domenica 4 dicembre si va a Firenze a casa di Delio Rossi, poi arriva la Juve di Vucinic, quindi trasferta notturna al San Paolo con il Napoli e chiusura dell'anno solare a Bologna. La Roma andrà in vacanza con parecchie certezze in più.

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