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dall'inviato Carlantonio Solimene NAPOLI Federico Marchetti è stato l'uomo copertina del pareggio strappato dalla Lazio a Napoli.

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Gliabbracci che gli hanno riservato i compagni al termine della gara hanno però finito per oscurare la prova positiva dell'inedita (o quasi) coppia difensiva Diakité-Stankevicius. I due prima di sabato sera avevano giocato insieme solo 47 minuti contro il Catania, con evidenti responsabilità sulla rete di Berghessio. L'ultima subita dalla Lazio tra campionato ed Europa League. Ed è ormai passato quasi un mese. È proprio la solidità difensiva ritrovata una delle note più liete dell'ultimo scorcio di campionato biancoceleste. La Lazio traballante di inizio stagione - cinque gol presi nelle prime tre gare - si è d'improvviso compattata recuperando uno dei pregi principali della scorsa annata. La sorpresa, semmai, è che una simile inviolabilità abbia retto nonostante la coppia inossidabile di un tempo, Biava-Dias, sia stata schierata solo in rare occasioni. Merito di un portiere in uno straordinario momento di forma, della crescita costante di Diakité, di uno Stankevicius più solido del previsto e del rientro di Radu. Ma anche e soprattutto dalla svolta decisa da Reja dopo gli stenti con Milan e Genoa. «Nel calcio ci vuole equilibrio», va ripetendo sempre il tecnico, e la Lazio d'inizio stagione questo concetto lo aveva completamente smarrito. Il 4-2-3-1 sfoggiato nelle prime uscite si trasformava spesso e volentieri in uno spregiudicatissimo 4-2-4 che, in fase di contenimento, lasciava la superiorità numerica al centrocampo avversario. Bastava una triangolazione ben fatta per presentarsi a tu per tu con i malcapitati difensori biancocelesti. L'apice delle difficoltà si era visto proprio al cospetto dei contropiedisti Veloso e Palacio del Genoa. Con il centrocampo a tre questo squilibrio è stato cancellato, anche se nemmeno il cambio di modulo basterebbe a spiegare completamente la crescita della fase difensiva biancoceleste. Bisogna allora parlare di uomini. In primis dei centrocampisti Brocchi e Ledesma, capaci di sobbarcarsi un onerosissimo lavoro in fase di copertura a costo, talvolta, di perdere un po' di lucidità in costruzione. Il lombardo a 35 anni compiuti sta vivendo una delle stagioni più felici in carriera, l'argentino a Napoli ha regalato probabilmente la migliore prestazione in un'annata che, comunque, lo ha visto giocare tra campionato e coppa senza un attimo di sosta. C'è poi il fattore Lulic. Il bosniaco, arrivato a Roma con il marchio di vice-Radu, è stato a poco a poco avanzato da Reja fino a farne una mezzala sinistra. La capacità di corsa e l'ottima tenuta fisica, però, gli consentono di percorrere tutta la fascia dando una grossa mano a Radu in fase di contenimento. In questo modo, e a Napoli lo si è notato in maniera particolare, la Lazio sembra quasi giocare con la difesa a tre: Diakité, Dias e Radu bloccati dietro, Konko e Lulic ad arare le linee laterali. Con questo assetto sono nati i 387 minuti di imbattibilità di Marchetti - miracoloso a Napoli, ma in altre occasioni inoperoso - e i soli 8 gol subiti in 11 giornate. Mantenendo questa media sarebbero 26/27 a fine campionato. Non sono ancora cifre da scudetto - il Milan l'anno scorso si fermò a 24 - ma la strada è quella giusta. Qualcosa in più, semmai, bisognerebbe farla una cinquantina di metri più avanti...

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