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Presidenti moderni, antichi rancori

Lotito e De Laurentiis

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Guardate attentamente la foto al centro della pagina. Lotito e De Laurentiis sorridono davanti a Montecitorio e si scambiano sguardi da giovani innamorati. È il 2007, sembra un secolo fa. All'epoca il Napoli si è appena riaffacciato in serie A e forse il buon Aurelio, per la prima volta invitato al tavolo dei grandi, spera di trovare una sponda in un altro presidente entrato nel calcio da poco tempo, eppure già avezzo alle lotte in seno all'allora LegaCalcio. Entrambi sognano uno sport moderno e si ribellano alla gestione dei soliti noti:vogliono essere protagonisti e non comparse. Quel sodalizio non durerà molto. Il punto più basso del rapporto si toccherà 4 anni dopo. Fine marzo 2011. Al termine di un'infuocata riunione di Lega i presidenti, a Milano, vanno a cena insieme. Qualche bicchiere di troppo, qualche parolina poco cortese e tutto degenera: De Laurentiis tira un pugno a Lotito e ci vuole tutta la fisicità di Galliani e Lomonaco per calmare gli animi. Quale la causa scatenante? Il patron del Napoli ha digerito male il fatto che Lotito, entrato in Consiglio Federale come rappresentante delle «big», abbia poi appoggiato un piano di ripartizione della quota dei diritti tv riguardante i bacini d'utenza che sfavorisce proprio le cosiddette grandi, portando più soldi nelle casse della Lazio e meno al Napoli. Allo scontro seguiranno le scuse e, cosa ancora più importante, seguirà solo 5 giorni dopo Napoli-Lazio. Finisce 4-3 per i padroni di casa con l'arbitro Banti contestatissimo dai laziali. «Cavani è un tuffatore, io non insegno ai miei giocatori questi metodi», tuona Lotito. «Stia calmo, ricordi che gli abbiamo regalato un gol», risponde De Laurentiis alludendo all'autorete di Aronica. Nel frattempo, quando non sono impegnati a pungersi tra loro, continuano la lotta contro le istituzioni. Il presidente del Napoli va su tutte le furie per un calendario non gradito e non risparmia epiteti ai suoi avversari. Quello della Lazio punta ancora più in alto, ingaggiando una sfida furibonda sull'affitto dell'Olimpico nientemeno che con il Coni. Un po' come due generali che combattono dalla stessa parte ma ognuno con i suoi metodi e, perché no, con una buona dose di antipatia. Anche in questo caso, c'è un perché: Lotito, in fondo, ha sempre guardato con sospetto il collega. Lui, per prendersi la Lazio, si è sobbarcato un mare di debiti. L'altro, per diventare il reuccio di Napoli, ha aspettato il fallimento della vecchia società. Lui ha sempre avuto un rapporto complicato con i tifosi, l'altro è stato subito idolatrato.Prima amici, poi nemici. Cosa faranno se si incontreranno oggi in tribuna? In un mondo dove è molto difficile capire di chi fidarsi, probabilmente una stretta di mano se la scambieranno. Ma dopo, c'è da scommetterci, entrambi si conteranno le dita.

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