Appuntamento con la storia
Stasera,contro l'Uruguay allo stadio Olimpico di Roma, il ct azzurro chiede risposte alla sua nazionale. In Polonia l'Italia ha vinto, ma non convinto, almeno non nella prima mezz'ora; squadra poco aggressiva, baricentro eccessivamente basso, manovra poco fluida, estrema difficoltà nel costruire gioco, attaccanti estranei alla fase difensiva. L'analisi è stata fredda e spietata. Il commissario tecnico ora vuol capitalizzare l'amichevole contro i sudamericani per verificare la compattezza di una formazione che ha superato a pieni voti il girone di qualificazione all'Europeo. Rispetto all'ultima uscita il tecnico di Orzinuovi effettuerà tre cambi: dentro Maggio, Balzaretti e Osvaldo che saranno in campo dal primo minuto al posto di Abate, Criscito e Pazzini. Nella ripresa ancora spazio per Pepe. Fascia di capitano sul braccio di Buffon, che raggiunge sul podio azzurro Dino Zoff, fermo a quota 112 presenze in nazionale. Meglio di loro soltanto Fabio Cannavaro (136) e Paolo Maldini (126). Contro i campioni del Sudamerica Prandelli pretende la massima concentrazione. «Questa partita è il test più significativo da quando alleno la Nazionale - confessa in conferenza stampa il ct azzurro - loro sono una delle squadre più importanti a livello internazionale, pochi mesi fa hanno vinto la Coppa America, e hanno gente con tecnica e molta personalità. Voglio ripartire dalle cose che non mi hanno convinto nell'ultima gara, per questo lo schieramento iniziale sarà molto simile a quello visto contro la Polonia. Ho necessità di capire il motivo per cui, nei primi 25 minuti, siamo andati in difficoltà. Devo comprendere se tutto è dipeso dal fatto che giocavamo con due attaccanti diversi dal solito, oppure, se ci sono realmente problemi di natura strutturale: in questo caso dovrei preoccuparmi, e valutare se cambiare qualcosa, ma non a livello di uomini, piuttosto a livello di modulo». L'obiettivo è quello di tornare a imporre il proprio gioco, evitare di lasciare campo e spazio all'avversario, rischiare il meno possibile nelle retrovie. per questo sarà fondamentale anche l'apporto degli attaccanti. «A Balotelli e Osvaldo chiederò di supportare la squadra - afferma il tecnico - dovranno essere molto attivi in fase di non possesso palla. Dobbiamo essere pronti a presidiare la metà campo avversaria, è lì che dobbiamo giocare la nostra partita. In Polonia avevamo il baricentro troppo basso, la squadra era allungata, non riuscivamo a salire». L'avversario di questa sera sarà ancor più ostico: l'Uruguay di Tabarez arriva a Roma con lo scettro di miglior selezione del Sudamerica. Il successo nell'ultima Copa America ha dato ancor più consapevolezza alla formazione che già nell'ultimo Mondiale sudafricano aveva dato dimostrazione di solidità ed efficienza. Sarà la notte dell'ex laziale Muslera, portiere mai troppo apprezzato dalla piazza capitolina, e di Edison Cavani, attaccante del Napoli col vizio del gol. Dubbi sulla presenza dell'altra punta Suarez: l'attaccante del Liverpool, dopo la quaterna realizzata contro il Cile, potrebbe saltare il confronto di questa sera per problemi muscolari. Italia-Uruguay è il confronto tra due scuole calcistiche che hanno fatto la storia: finora le due nazionali si son incontrate sette volte, ed il bilancio è in perfetta parità: due successi per parte, e tre pareggi. È un esame di maturità, un banco di prova che indicherà la consistenza di questo gruppo. Prandelli attende un responso, una risposta che potrà trovare soltanto al termine della partita. Stamattina la comitiva azzurra verrà ricevuta dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano al Quirinale, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni della Repubblica Italiana. «Ascolterò il presidente Napolitano con grande umiltà - confessa il tecnico - lo ascolterò con attenzione per sentire cosa ci dirà. I ragazzi capiscono il momento: ho avuto modo di far loro i complimenti per la giornata trascorsa a Rizziconi, per la loro sincera partecipazione. I sacrifici dobbiamo farli tutti, e bisogna accettare quello che deciderà il governo. È ovvio che in un paese civile le tasse debbano pagarle tutti».