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Il professore torna in classe

Matuzalem (Foto Gmt)

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Dire che è mancato sarebbe un eufemismo. Non tanto dal punto di vista dei risultati (nelle 4 gare senza di lui la Lazio ha collezionato tre vittorie e un pari), quanto nelle rotazioni. L'assenza di Francelino Matuzalem ha costretto Reja a spremere oltre ogni ragionevolezza Ledesma e Brocchi, oltre a doversi inventare Lulic interno di centrocampo. Il brasiliano, invece, si è fermato a 603 minuti giocati. Per l'infortunio, certo, ma anche perché il tecnico gli aveva ritagliato un ruolo che, nel ciclismo, chiamerebbero da «finisseur». Quando tutti sono stanchi e c'è da tentare la stoccata decisiva, Reja pescava dalla panchina Matuzalem e d'incanto la gara prendeva la direzione sperata. È successo a Firenze, è successo soprattutto con la Roma. Ingresso al 75' della ripresa e assist per il gol del delirio di Klose: «È stato bello - ha ricordato lui ai microfoni di LazioStyleRadio - finalmente abbiamo vinto un c... di derby. Miroslav è stato bravo nel taglio, anche il mio passaggio non è stato male. Diciamo che Dio ha preparato gli ultimi secondi per la nostra vittoria». A voler ampliare il discorso, si potrebbe dire che tutta l'esperienza alla Lazio del brasiliano è stata un travagliato prepararsi a un momento di gloria. Tanti infortuni dentro e fuori dal campo, come quella squalifica che ancora gli pende sulla testa per il passaggio dalla Shakhtar al Saragozza. Matuzalem in biancoceleste è sempre sembrato una promessa incompiuta. Si guardava la rosa e si pensava: «Ma perchéuno con la sua classe non le gioca tutte?». Perché... Per la fragilità dei muscoli. E per un caratterino che gli è costato qualche cartellino di troppo e la fiducia di Reja. Il rapporto tra i due, al termine della scorsa stagione, si era incrinato. Matuzalem poteva andare via, si era parlato del Genoa, poi non se n'è fatto nulla. Dal primo giorno di ritiro si è impegnato per riconquistare di nuovo il tecnico. Ce l'ha fatta. «È la sua migliore stagione a Roma», aveva detto proprio Reja prima di Bologna. Poi l'ennesimo stop e l'ennesima ripartenza. Ieri a Formello il brasiliano ha svolto interamente le due sedute. È sembrato molto in palla. Si candida, insomma, a rientrare da titolare a Napoli: «Sto bene - ha spiegato - e poi quella sarà una gara particolare, lì ho vissuto i primi anni in Italia. Speriamo di vincere». In ogni caso si farà trovare pronto. «L'importante è fare bene anche quando si entra in corsa, come ha fatto anche Sculli, non solo io». Modesto, tranquillo, sereno. Il professore è tornato in cattedra e non vuole più scendere.

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