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Addio mitico Smokin' Joe

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È morto Frazier: fu il primo a battere sul ring Muhammad Alì Storico l'incontro tra i due a Manila: forse il più bello di sempre

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L'Everestper la boxe mondiale è rappresentata da quella straordinaria concentrazione di campioni che salirono sui più prestigiosi ring sul finire degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. Cassius Clay (Muhammad Alì), Joe Frazier, Foreman. E poi l'italiano Nino Benvenuti, Emile Griffih, Carlos Monzon. Ieri se n'è andato uno di loro. Joe Frazier, il pugile dal gancio sinistro terrificante, lo sanno bene 27 dei suoi 37 pugili affrontati mandati ko. Ieri un tumore al fegato ha ucciso il campione. 67 anni e 11 figli. L'ultima battaglia, la più importante della sua vita, l'ha persa. E oggi lo piangono i suoi amici e gli amanti di uno sport così carico di valori che andrebbe insegnato nelle scuole. Lo piangono i suoi prestigiosi avversari del tempo, Mohammad Alì e George Foreman. Sul ring se le sono date di santa ragione, ma restando amici o comunque mantenendo sempre un rapporto di stima e rispetto. Questa è la boxe, quella pura. Forte e spietata, talvolta crudele. Uno sport per atleti eccezionali capaci di sofferenze inaudite, di allenamenti durissimi, di incontri spietati, eppure pronti, al gong finale di abbracciare senza astio l'avversario sanguinanti e doloranti. Frazier era uno di loro. Un pugile dotato di una forza immensa. Era potente, ma alto «solo» 182 centimetri sapeva muoversi sul ring con eleganza, tecnico quel che basta per preparare il terreno al suo sinistro demolitore. Un pugile che oggi non avrebbe avversari. E invece il povero Joe Smokin (così chiamato perchè il suo allenatore lo incitava dicendo che voleva vedere il fumo uscire dai suoi guantoni) nella sua carriera ne ha avuto di avversari. E che avversari. La fortuna e la sfortuna di Joe fu quella di essere nato pochi anni dopo il più grande pugile di tutti i tempi, quel Cassius Clay che cambiò la boxe mondiale, rivoluzione completata poi da uno straordinario Leonard negli anni '80. Pugili capaci di colpire arretrando, di cambiare guardia, pugili che facevano della difesa e dell'agilità i loro punti forza. Ballerini del ring, oppure toreri che sfiancavano il toro prima di finirlo. Frazier era più legato alla tradizione: quello dell'attacco, della potenza, del ko. Sulla sua strada incontrò l'immenso Alì, era il '67 voleva sfidarlo, i suoi manager tentennavano. Avevano ragione, quel pugile era imbattibile. Poi Alì fu fermato, il suo no alla guerra nel Vietnam gli costò la corona e la possibilità di combattere. E Frazier non ebbe rivali. Ma vedeva il suo avversario come l'ombra. Così fu tra i firmatari di un appello a Nixon perchè fosse concesso al grande Clay di combattere. Fu accontentato, e l'incontro del secolo fu proprio tra loro due. Amici nella vita e spietati avversari sul ring. Il primo incontro fu per Frazier, 15 round feroci e il suo gancio sinistro fece conoscere a Clay l'onta del tappeto. Il ballerino non era più lo stesso, forse non era pronto. Clay si vendicò nella rivincita e poi nel terzo incontro a Manila, meraviglioso e crudele. Alì vinse, ma le battaglie lasciarono il segno. Frazier non fu più lo stesso. Provò a incontrare Foreman e fu sconfitto. Poi lasciò il campo al vecchio Clay e al giovane Foreman che sfidò, sicuro di vincere, il vecchio campione in Africa. Ma contro tutti i pronostici vinse Clay che vendicò così anche l'amico avversario Frazier. Poi fu la notte tra i pesi massimi. L'Everest era stato scalato. Anche nella categoria dei pesi medi, dopo Griffith, Benevenuti e Monzon sono apparsi i grandi Leonard e Hagler. Poi il silenzio. Ma ci piace ricordare quei campioni, la grande sportività e lealtà, di chi potrebbe anche darsi la morte sul ring, senza mai una scorrettezza, senza astio. Che lezione per quei calciatori miliardari che dopo un piccolo cantatto restano minuti a terra astiosi e femmminei. La boxe è maschia e leale. Crudele come una contesa cavalleresca, dove onore e rispetto dell'avversario non vengono mai meno. Quel match tra Frazier e Clay definito l'incontro del secolo, resterà indelebile nella memoria degli amanti di questo sport antico come l'uomo. Con la speranza che il coraggio, la forza, la lealtà e la determinazione di uomini come Frazier siano di esempio per tutti. Se fosse seguito sarebbe un mondo migliore.

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