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di Gianfranco Giubilo Onestà intellettuale mi induce a confessare la mia scarsa familiarità con i consigli di amministrazione, nessuno avendomi mai offerto di farne parte, forse con la precisa previsione di una bancarotta annunciata.

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Ilprimo, concreto, riguarda gli annunciati progressi sul più intricato nodo attuale, cioè il rinnovo del contratto a Daniele De Rossi. Le due parti sembrano decise a prendere atto che la storia d'amore non può finire, qualche reciproco passo in avanti sul solo ostacolo reale, l'aspetto economico della vicenda. L'altra novità, per altro da tempo vagamente ipotizzata, potrebbe riguardare l'interesse cinese per la quota in vendita, all'orizzonte una società che si occupa di turismo. Una trattativa sicuramente complessa, esigue le prospettive ispirate all'ottimismo, l'auspicio più immediato è che i colori della Roma non vengano taroccati come le borse di Vuitton. Una parentesi burocratica che ha fatto passare in secondo piano i problemi che Luis Enrique dovrà affrontare per mettere in campo una formazione competitiva quando domani, all'ora del tè, arriverà all'Olimpico quel Milan che ormai tutti indicano come indiziato numero uno per il secondo tricolore consecutivo. Dal campo indicazioni allarmanti, Totti e Pjanic probabilmente saranno disponibili dopo la pausa di novembre, altri acciaccati, disagi ai quali si sono aggiunti i soliti malumori di una parte della tifoseria, che forse rimpiange i tempi nei quali prestazioni inguardabili venivano premiate da assidui interventi del «fattore C», il tecnico trattato come uno psicolabile. Per fortuna trova consensi ampi anche l'apprezzamento per la migliore prova stagionale della nuova Roma. Restano gli interrogativi su un paio di letali distrazioni di quella difesa che sembrava avere recuperato solidità e concentrazione. D'accordo sull'esigenza di qualche correzione, però scalda il cuore del vecchio cronista vedere in campo un trio d'attacco da sessant'anni complessivi, mai nella storia della Roma si erano visti tanti giovani tutti insieme, con il conforto di sicura qualità. In questo senso la sfigatissima partita di Genova deve indurre comunque il tifoso razionale a guardare con grande fiducia al futuro: non immediato, come del resto era previsto, ma ricco di certezze.

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