Tragedia in Malesia Muore Simoncelli
«Mi aveva impressionato per velocità, talento e grinta. Mi ricordava Gilles Villeneuve e il destino ha voluto accomunarli in un maniera tragica». L'epitaffio più significativo per Marco Simoncelli lo scrive il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo. Da poche ore la notizia che nessuno avrebbe mai voluto apprendere è diventata realtà. Il pilota di Cattolica, appena 24 anni, ha perso la vita per la terribile caduta nel secondo giro del Gran Premio di Sepang, in Malesia. Il mondo dei motori vive un'altra terribile morte in diretta. Sono da poco passate le 10 in Italia, Simoncelli è in lotta con Colin Edwards e Valentino Rossi quando la sua Honda Gresini si «accascia» a terra. La caduta, però, ha una dinamica insolita. La moto non scivola verso l'esterno, ma con una strana traiettoria ritorna verso l'interno della curva e viene travolta, insieme al corpo del pilota, proprio da Edwards e Rossi. La scena è agghiacciante. Il corpo resta inerme in pista, il casco rotola via ad alcuni metri, probabilmente per la rottura del cinturino dovuta al contatto con la ruota anteriore della Ducati di Rossi. Sul paddock di Sepang cade un velo di angoscia. Che le condizioni del centauro italiano siano gravissime è subito chiaro a tutti, la bandiera rossa e l'annullamento della gara sono le conseguenze più immediate. L'intervento dei sanitari è rapido, Simoncelli viene trasportato alla clinica mobile del circuito e arriva il primo bollettino di Giuseppe Russo, uno dei dottori dello staff medico del Motomondiale: «Marco è arrivato già in arresto cardiocircolatorio e ha un vistoso segno di una ruota sul collo. Stiamo cercando di rianimarlo ma è difficile». A quel punto gli addetti ai lavori hanno già capito. Così come i piloti, sgomenti all'interno dei box, e la fidanzata Kate, che scoppia in un pianto disperato. Per la notizia ufficiale bisognerà aspettare altri 50 minuti. Alle 10.56 italiane arriva la conferma della Dorna, l'associazione che organizza il campionato: «Simoncelli è morto». Il padre Paolo, che da sempre lo seguiva nei Gp, chiede la donazione degli organi, ma sarà troppo tardi anche per questo. La notizia fa il giro del mondo e a Coriano, paese natale del pilota, a comunicare la tragedia è il parroco durante la messa. I carabinieri formano un cordone intorno alla casa dei genitori, dove la madre si chiude nel silenzio. Migliaia di messaggi di cordoglio si moltiplicano sui social network che lo stesso Simoncelli usava per tenersi in contatto con i suoi fan. L'ultimo videomessaggio su Youtube giovedì scorso: Marco in albergo si rivolge alla telecamera e si augura di salire sul gradino più alto del podio, «perché magari lì risulto meglio anche in foto». Tutto il mondo dello sport è in lutto, subito arriva l'ultimo saluto di colleghi e amici, da Mattia Pasini a Max Biaggi, da Francesco Totti ad Alex Del Piero, dal dj Ringo a Jovanotti. Il presidente del Coni Petrucci ordina un minuto di silenzio prima di tutte le manifestazioni sportive. Inevitabilmente la sicurezza delle corse finisce nel mirino: tanti i dubbi per una tragedia che assomiglia terribilmente a quella di Shoya Tomizawa, il pilota di Moto2 morto a 19 anni tredici mesi fa perché travolto da Redding e De Angelis dopo una caduta. Ipneumatici spesso non garantiscono sufficiente aderenza nei primi giri, quando sono «freddi», problema del quale in passato si era lamentato anche Valentino Rossi. Il sistema elettronico potrebbe aver dato gas alla ruota posteriore quando la moto era già a terra, favorendone la traiettoria innaturale. Il casco, infine, si sarebbe staccato troppo facilmente. Tutti aspetti dei quali si discuterà a partire da oggi, quando sarà fissata l'autopsia. Il dottor Macchiagodena, direttore medico della Irta, ha parlato di «grave trauma alla testa, al collo e al torace». Il dottor Russo ha aggiunto che «Simoncelli è incappato in un incidente inevitabile. È stato tanto sfortunato. Gli è passata una ruota sopra il collo, è molto difficile proteggere efficace quella parte, devi poterla muovere liberamente». Simoncelli era approdato alla MotoGp nel 2010, dopo aver conquistato due anni prima il titolo nella 250. Il taglio di capelli, lo «slang» romagnolo, e l'umanità l'avevano reso uno dei personaggi più amati dal pubblico, forse l'unico con un carisma pari a quello di Rossi. Senza di lui il mondo dello sport perde una fetta di talento e di scanzonata allegria.