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Sconfitto ma ancora più convinto.

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Oggiarriva il Palermo all'Olimpico, tra tre giorni c'è la trasferta di Marassi con il Genoa e sabato, di nuovo in casa, la sfida ai campioni d'Italia del Milan: tre gare che faranno da tara alle ambizioni della Roma. Il tecnico per la prima volta parla di classifica: «In una settimana ci sono 9 punti in palio, chi li farà sarà in testa o nei primissimi posti». Luis Enrique punta in alto per rafforzare le sue convinzioni e quelle di una squadra che continua a seguirlo ma non riesce a farlo fino in fondo. Più spavaldo del solito, ironico nelle risposte a chi prova a discutere le sue scelte: aspettando i punti, l'allenatore ha le spalle ben coperte. Adesso anche da Baldini, oggi all'Olimpico per la prima volta in veste di dg e completerà la «triade» in tribuna con Fenucci e il ritorno dello scaramantico Sabatini allo stadio. Presente l'avvocato Tacopina, mentre DiBenedetto è atteso a Roma non prima di domani: giovedì c'è l'assemblea dei soci. A sentir parlare Luis Enrique la squadra non rischia di subire l'effetto-derby, «perché ormai è passato e aspettiamo quello di ritorno con voglia di vincere. In settimana ho visto la squadra con un atteggiamento più determinato di quanto mi aspettassi, pronta ad affrontare il Palermo». Oltre alla vittoria del rilancio, la Roma cerca una prestazione «piena». «Con la Lazio - analizza lo spagnolo - abbiamo fatto bene per meno di dieci minuti, con un possesso palla che arrivava velocemente alla porta. Dopo il gol questo è mancato chiaramente, abbiamo giocato sempre dietro senza superare mai il centrocampo. Questa non è la squadra che voglio: deve mantenere l'atteggiamento e l'intensità per tutta la gara, se ci riesce all'inizio vuol dire che può farlo». La strada è ancora molto lunga, ma nessuno a Trigoria sembra avere fretta. «Il mio lavoro è convincere i giocatori che stiamo facendo cose corrette. Tra 8-9 mesi si vedrà se ci sarò riuscito. Progetto tecnico al 50%? Non lo so - risponde "Lucho" - sono molto esigente, troppo forse. Per me la percentuale è bassa, manca ancora tantissimo». Tra i difetti da correggere c'è la tenuta mentale, soprattutto nei secondi tempi: tutti i gol incassati dai giallorossi sono arrivati dopo l'intervallo. «È un problema di testa, dimenticatevi i problemi fisici: ai ritmi con cui ci alleniamo è impossibile. Dobbiamo migliorare in avvio di ripresa, ma non parliamo solo di questo, più lo facciamo e peggio sarà». Lo spagnolo è onesto nell'ammettere che «ho fatto degli errori da quando sono arrivato e ne farò degli altri perché non sono una macchina perfetta. Non mi importa se ora vengo considerato un allenatore top o patetico, saranno i risultati a dirlo». Diventa ironico e sfuggente quando gli chiedono della formazione. «Abbiamo tre gare ravvicinate e per voi sarà difficile indovinare la formazione. Parlo prima con Mangia, poi la dico a voi... Juan per forza titolare? Posso ancora scegliere Cassetti come centrale, anche se so che non piace a nessuno, e Perrotta terzino: avete presente Milano?». Su Simplicio: «È un esempio di professionista ma quando tutti si allenano bene capita che resti fuori anche chi non lo merita». Luis Enrique si presenta in sala stampa senza conoscere ancora l'entità dell'infortunio di Pjanic e parlando di Lamela si limita a dire che «sta lavorando molto bene, è in crescita e ha una possibilità come gli altri». Le quotazioni dell'argentino si sono impennata in serata, ma lui come gli altri deve ormai rassegnarsi: l'appuntamento con le certezze è poche ore prima della partita.

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