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«È una Lazio da scudetto»

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Dopo la magia che ha deciso il derby Klose si confessa «Abbiamo un organico di qualità, possiamo puntare al titolo»

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Ecioè che Klose è uno dei pochi giocatori che non si fa aspettare dai giornalisti, ma li aspetta lui dopo essersi presentato in sala stampa con un quarto d'ora di anticipo. E che non è uno di quelli che parlano il «calciofilo», che anestetizzano ogni possibile dichiarazione destabilizzante. Anzi, quando gli si chiede dell'offerta fatta dalla Lazio per lui nello scorso gennaio, senza batter ciglio risponde che «non è assolutamente vero». Non si ingrazia i tifosi, non si nasconde. Solo sapendo questo si capisce quanto sia serio e fiducioso se dice che «la Lazio può puntare al titolo». Miro Klose, possiamo chiamarla mister derby... «Già prima della gara avevo capito quanto fosse importante per i tifosi. Ma le partite precedenti ci avevano fatto acquisire molta consapevolezza». Ci credevate davvero negli ultimi secondi? «Le partite durano 90 minuti e, soprattutto gli attaccanti, non devono mai smettere di crederci. A volte si segna all'inizio, altre alla fine. È il calcio». È stato il più bel gol con la maglia della Lazio? «Non lo so, però è sicuramente stato uno dei più importanti della mia carriera. E ne ho segnati moltissimi». Il derby costituirà il salto di qualità per questa squadra? «Ce lo diranno le prossime partite. Di certo i tifosi se lo ricorderanno a lungo». Perchéha deciso di venire alla Lazio? «L'ho fatto dopo aver visto gli altri giocatori della squadra. È una rosa di qualità». E a cosa può puntare? «La Lazio è molto forte, può puntare al titolo. Ma ora dobbiamo restare coi piedi per terra, mantenere la concentrazione e fare un passo alla volta». Quali sono le sue favorite per lo scudetto? E gli attaccanti migliori? «Oltre a Lazio anche Milan, Inter, Napoli e Udinese. Le punte più brave sono in queste squadre». Molti dicono che non si aspettavano un Klose così forte. Per lei venire in Italia è stata anche l'occasione per affermarsi in un contesto diverso? «Non c'era bisogno di venire alla Lazio per manifestare le mie qualità. Imiei compagni sanno come lavoro. E preferisco evitare le chiacchiere, è il campo a dover parlare». Ma lei si aspettava un impatto così positivo contro le «arcigne» difese italiane? «Seguivo già prima il campionato italiano, so che qui si segna meno. Ma non importa, mi basta vincere anche 1-0». Cissé sembra avere qualche difficoltà in più. «Io non credo che lui abbia problemi. Appena uno non segna per qualche domenica si parla subito di un periodo negativo, ma Djibril ha già fatto vedere le sue qualità ed è importantissimo per noi». Pensa di poter vincere la classifica marcatori? «Bisogna essere realisti, in Italia ci sono molti attaccanti forti. L'importante è continuare a lavorare bene». Com'è il suo rapporto con Reja? «Ciò che conta è come ci si allena, ancora più di chi sia l'allenatore. Comunque sono contento che le cose con il mister si siano sistemate». L'Italia le piace? «Sì, molto. Tutti gli "stereotipi" sugli italiani mi piacciono. C'è calore, si parla tanto a tavola. È così anche in squadra». Il gol nel derby avrà cambiato molte cose... «Beh, già prima la gente mi fermava per strada. Ora non lo so, perché non sono ancora passato in città dopo la gara». È a conoscenza delle polemiche per lo striscione «Klose mit uns» con le «s» naziste? «La politica deve rimanere fuori dagli stadi. Calcio e politica sono due cose diverse». Lunedì ha detto che resterà a Roma fino al 2014. «Certo, voglio giocare fino a quando le gambe me lo consentiranno. Sperando di evitare gli infortuni». Torniamo al derby. Ha visto la maglietta di Osvaldo? «No, non l'ho vista. Peccato che io non abbia avuto il tempo per mostrare la mia»... Tranquillo, Miro, c'è anche la gara di ritorno...

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