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La difesa affonda, tocca a Juan

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Domenica prima convocazione per il brasiliano pronto a giocare col Palermo

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Salvonuovi impedimenti, la stagione da calciatore di Juan inizierà contro il Palermo. Dalla panchina, se Heinze dovesse smaltire in tempo l'infortunio, oppure direttamente in campo: più che una scelta sarebbe un obbligo visto che Kjaer è squalificato e Cassetti è l'unico superstite tra i terzini destri. Nella difesa romanista si avverte una certa nostalgia di Juan, leader silenzioso nelle ultime quattro stagioni e improvvisamente arretrato a ultima ruota del carro. Tra portieri, difensori e centrocampisti trasformati in terzini Luis Enrique ha utilizzato ben undici giocatori nel reparto arretrato durante le otto gare ufficiali fin qui disputate. Stekelenburg e Lobont tra i pali, Cicinho, Rosi, Perrotta e Cassetti a destra, Burdisso, Heinze, Kjaer e ancora Cassetti al centro, José Angel e Taddei a sinistra. Tutti tranne Juan, insomma. La spiegazione è presto trovata: in ritiro il centrale non si è mai allenato per colpa di un'infiammazione al tendine rotuleo e quando ha trovato la cura giusta non ha «spinto» sul campo come vorrebbe l'esigente tecnico spagnolo. «Ma io mi sono sempre allenato così» la replica del brasiliano che ha ottenuto rassicurazioni dal ds Sabatini dopo la partita con l'Atalanta, quella in cui pensava di essere almeno convocato. Luis Enrique lo accontenterà domenica mattina, ma conserverà il libero arbitrio su come utilizzarlo: la società non mette bocca su qualsiasi decisione tecnica, che riguardino Juan, Totti o un ragazzino della Primavera. Giusto, eppure la quadratura del cerchio è lontana. Al di là del numero dei giocatori utilizzati, decisamente troppi, è la fase difensiva nel complesso a preoccupare. La Roma continua a concedere occasioni a raffica agli avversari e finisce puntualmente per capitolare. Tutti e otto i gol incassati sono arrivati nel secondo tempo, la maggior parte nell'ultimo quarto d'ora: un dato da non sottovalutare. Più che a un calo fisico, viene da pensare alla tenuta mentale di un reparto esposto per troppi minuti agli attacchi. Dai e dai, il gol degli altri arriva puntuale. Questione di meccanismi da affinare e di intesa tra giocatori che si conoscono ancora poco. Se poi gli uomini cambiano di volta in volta, diventa ancora più difficile. Lì dietro è cambiato tutto, dal portiere ai terzini, con il solo Burdisso superstite della vecchia guardia: l'argentino aveva giocato sempre fino a domenica scorsa, quando Luis Enrique gli ha preferito Kjaer. È stata la scelta più contestata, visti i risultati: il fallo su Brocchi è costato il derby alla Roma e gli insulti di un paio di tifosi al danese fuori dall'Olimpico. Ieri l'allenatore e il mental coach Llorente hanno ideato e proposto un abbraccio collettivo della squadra a Kjaer. Prima dell'allenamento, pacche sulle spalle e un messaggio all'unisono: «Simon, non abbiamo perso per colpa tua». Dovrà aspettare il Genoa per rifarsi. Domenica lui è squalificato, Rosi è out insieme a Cicinho, Lobont e Totti. Il capitano si è sottoposto a nuovi accertamenti ieri: la lesione è scomparsa, oggi potrà ricominciare a correre sul campo, l'obiettivo è Roma-Milan del 29 ottobre. L'unico in grado di uscire dall'infermeria prima del Palermo è Heinze: la contusione sulla caviglia è «robetta», un po' più seria la situazione di Rosi. Il secondo «miracolo» della domenica sarà Cassetti titolare a destra.

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