Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Giada Oricchio Passerella da dieci.

default_image

  • a
  • a
  • a

«Nonsto in me dalla gioia - ha detto il pilota - la scorsa settimana non mi rendevo conto di aver vinto il titolo perché ero terzo. Oggi ho fatto una corsa davvero brillante che ho controllato in modo agevole». La bilancia pende a suo favore, non solo per il pozzo infinito che è la sua voglia di vincere, ma anche perché ha la macchina migliore. La Red Bull di Newey e Horner riconquista il titolo costruttori con tre gare d'anticipo e sull'unica pista che non compariva nel suo palmares: la Corea dei disagi e dei commissari di pista talmente inesperti da aver bisogno dell'aiutino dei colleghi australiani. Un successo ricchissimo: la scuderia del milionario austriaco Mateschitz incassa 10 milioni di euro in più rispetto agli altri team. E se lo merita visto che dal 2005 ha già messo in bacheca quattro allori, due piloti e due costruttori. La superiorità senza appello della Red Bull, unita al prodigioso recupero della McLaren, non fa dormire sonni tranquilli agli uomini di Maranello. Un film già visto, i 55 giri di Yeongam: il due volte iridato in fuga, per nulla distratto o impensierito dalla safety car, e l'arrivo a braccia alzate dopo aver segnato il miglior tempo e scavato l'ennesima «fossa temporale» tra lui e gli inseguitori che si sono dati battaglia fino agli ultimi metri per la seconda piazza. Quel che resta. Lo start è regolare, il primo giro è un susseguirsi di sorpassi: Vettel su Hamilton, Alonso, che da sesto è terzo, subisce il ritorno di Webber che a sua volta infila Massa, Button e, appunto, lo spagnolo. L'australiano è il pilota che ha fatto il maggior numero di sorpassi durante il campionato, alcuni al limite del buon senso, ma senza mai giungere primo al traguardo. E che il suo stato d'animo non sia al top è confermato dal gelo che traspariva a fine corsa poco prima di salire sul podio con Vettel e Horner. Nella grande giornata di festa, lui abbozza un sorriso stirato e va via mentre capo del team e vincitore si abbracciano felici. Al 17° giro brivido per Alonso che vede Petrov staccare l'alettone posteriore della Mercedes di Schumacher (entrambi ritirati) alla curva tre. La Renault del russo gli è di fianco, l'asturiano è costretto a ritardare il punto di frenata, andando lungo, ma si salva. Per un soffio. Petrov sconterà la penalità in India: sarà arretrato di cinque posizioni sulla griglia di partenza. Da sottolineare la reazione del Kaiser: «Non sono arrabbiato, sono cose che succedono, è stato un episodio sfortunato e un gran peccato perché avremmo potuto prendere qualche punto». Eh no, caro Schumi con questo miele non torni il cannibale di una volta! Dopo il rientro della macchina d'emergenza Hamilton e Webber danno spettacolo. L'inglese della McLaren criticato, vituperato, esagerato, è un patrimonio che questa Formula 1 non si può permettere di sprecare, specie se si pensa che molti esperti, ex corridori, ex manager, non credono alle grandi capacità di Vettel nello sviluppo della macchina. Il tedesco cioè avrebbe la fortuna di guidare un' astronave e di godere di un trattamento privilegiato all'interno del team. Incroci di traiettorie, staccate e pochi complimenti finché Webber sembra avere la meglio superando il pilota della McLaren con la complicità di un doppiaggio, ma senza ala mobile. Nel box Red Bull esultano troppo presto, la ferocia agonistica di Hamilton non conosce limiti e poco dopo, sfruttando il drs, si riprende il secondo posto che riuscirà a conservare per altre sette tornate, fino alla fine. C'è da dire che Webber ha toppato con la strategia dei pit stop: bastava che resistesse qualche minuto in più in pista quando il diretto avversario si fermava al cambio gomme. Alonso lo ha fatto con Massa e infatti gli è saltato davanti. Orgoglio e per una volta niente orrori da parte di Hamilton, forse un pizzico di rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Rammarico anche per il compagno di squadra Button che interrompe la personale striscia positiva di podi che durava da cinque gare consecutive. In Ferrari invece si sente il solito ritornello: «Abbiamo dato il massimo». Quinto Alonso e sesto Massa, la frustrazione monta come la panna. Anzi per quest'anno è una maionese impazzita.

Dai blog