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Enrique, primo brivido

Luis Enrique sulla panchina della Roma

Reja, Ultima chance

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Pedalando verso il primo derby. La Roma si riposa, lui no: Luis Enrique ha passato il weekend in bicicletta, tra i laghi di Martignano e Bracciano. Le sue imprese, ormai, sono di dominio pubblico. Il tecnico racconta tutto su Twitter, pubblica le foto dei luoghi visitati, riporta i risultati delle prestazioni ciclistiche e il menù della merenda rifocillante a base di gelato e cappuccino, chiede consigli sui percorsi ai 130mila «follower» che lo seguono sul social network. La bici è un'amica inseparabile dello spagnolo da quando ha smesso di giocare, ma un pensiero quotidiano per il calcio è d'obbligo: «Sono già pronto per il derby - ha aggiunto ieri su Twitter - forza Roma!». Luis Enrique si avvicina al derby a modo suo, da sportivo maniacale che non sa stare fermo un attimo. Ama svegliarsi all'alba per correre e poco importa se subito dopo deve attraversare la città in macchina dalla casa sull'Olgiata fino a Trigoria, dove arriva sempre per primo ed esce per ultimo. I giocatori stanno cercando di abituarsi ai suoi ritmi forsennati. Quando l'allenamento è alle 10.30, devono presentarsi nello spogliatoio un'ora prima: Luis Enrique è lì ad aspettarli con un quaderno in mano dove segna, giorno per giorno, i ritardi. E chi sgarra paga la multa come impone il regolamento interno. Funzionava così anche prima, ma l'impressione è che quest'anno le regole siano più rigide e rispettate. C'è una maggiore attenzione alla dieta e ai comportamenti e tutti sanno che senza allenamenti soddisfacente è impossibile giocare la domenica. Un debuttante al comando di una squadra tutta nuova, «Lucho» domenica scoprirà insieme a tanti giocatori le tensioni, i colori, i suoni e gli odori di una partita speciale, diversa. Conoscendolo un po', c'è da scommettere che l'approccio dello spagnolo non sarà differente dalle altre gare. Nei giorni scorsi ha affidato al suo staff il compito di studiare ogni dettaglio della Lazio. Insieme a loro si è rivisto i derby del recente passato e da oggi ricomincerà a lavorare su un impianto ancora in costruzione, senza distaccarsi di un millimetro dal suo modello di gioco: due difensori centrali, un regista arretrato, due esterni (badare bene: non due terzini), due intermedi, un trequartista e due attaccanti. Un 4-3-3 «speciale» che in Italia è usato soltanto dalla Roma. Luis Enrique lo ha imposto sin dal primo giorno di ritiro e da allora ha semplicemente ruotato gli interpreti, ben 26, ma ora è più vicino a una Roma-tipo. Quella che nel derby, però, non potrà schierare vista la quasi certa assenza di Totti. La soluzione è pronta: Pjanic avanzato sulla trequarti e uno tra Pizarro e Perrotta a centrocampo insieme a De Rossi e Simplicio. Anche l'attacco è praticamente fatto: Osvaldo e Bojan partono con un discreto vantaggio su Borriello e Borini. Sarà battaglia anche per un posto in panchina: Lamela è pronto, pimpante e muore dalla voglia di partecipare, anche per pochi minuti, al derby. Luis Enrique da oggi dovrà valutare i suoi progressi e quelli di Stekelenburg che inizierà a giocare le partitelle per togliersi le ultime insicurezze. La scelta del portiere titolare rischia di essere la più complicata per l'allenatore: Lobont è pronto. In difesa Heinze e José Angel viaggiano spediti verso la conferma, Rosi deve guardarsi da Cicinho, il resto si capirà meglio mercoledì, quando rientreranno alla base i nazionali. L'allenamento di quel giorno è stato fissato appositamente al pomeriggio per consentire a Luis Enrique di lavorare con il gruppo al completo. L'unica eccezione, però, sarà proprio Burdisso che non arriverà in tempo: Kjaer ha un giorno in più per convincere il tecnico. E Juan spera che finalmente arrivi il suo momento.

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