di Gianfranco Giubilo Game over, il quadro del Campionato Europeo 2012 è completo, con qualche botto fragoroso per la promozione diretta, ma anche per le seconde posizioni che grantiscono gli spareggi.
Devericorrere ai playoff il Portogallo di Cristiano Ronaldo, sottomesso dalla Danimarca nel decisivo scontro diretto, con i danesi iscrivono il loro nome nel tabellone principale la Russia, scontato, e la Grecia, facile. Se l'è vista brutta la Francia, in svantaggio in casa contro la Bosnia dei romani Pjanic e Lulic: pareggio acciuffato nel finale, salvo dunque il primo posto. Rimane invece fuori dagli spareggi, nel nostro girone, l'orgogliosa Serbia: dentro l'Estonia. Un nostalgico senso di rivincita, nel congedo azzurro, il passaporto per Polonia e Ucraina timbrato da tempo, già fuori gioco i verdi dell'Ulster. La possibile rivalsa riguarda tempi molto lontani, per la precisione cinquantatré anni, la Nazionale dei fratelli Blanchflower negò all'Italia, per la prima volta che sarebbe stata anche l'ultima, l'accesso alla fase finale dell'allora Coppa Rimet, quella stravinta in Svezia dal Brasile del baby prodigio Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelè. Era l'Italia degli oriundi di lusso, prestigiosi però assai meno utili di quelli dei tempi nostri. Vietate, insomma, le brutte figure che la totale demotivazione potrebbe propiziare, anche se Prandelli si giova della incondizionata dedizione dei suoi ragazzi. Premiati gli «ulttracentenari» in azzurro: Cannavaro, Maldini, Zoff e Buffon, la scatola della targa di quest'ultimo, l'ha scassata Abete. Vabbè, una più, una meno.Qualche disagio in avvio per il sacro furore dei giovani irlandesi e le difficoltà nel trovare spazi per le incursioni delle micropunte, offre una svolta il lancio illuminante di De Rossi per la splendida esecuzione di Cassano. Premio esiguo per un possesso di palla largamente superiore, garantito soprattutto dalla persistente felice ispirazione di Pirlo e De Rossi. Prima di guadagnarsi la standing ovation, Cassano sigla anche lo splendido raddoppio, Prandelli lo festeggia lasciandolo all'omaggio della folla, esordio in azzurro per Osvaldo, un paio di cose pregevoli, più che una partita una festa di arrivederci senza palpiti. Il finale suggella un'onesta vendetta a scoppio ritardato, umiliati gli autori dello sgarbo lontano nel tempo.