Muro contro muro: il basket Nba non parte
Impianti vuoti, tifosi increduli e furiosi. Niente Basket Nba dal primo novembre. Intanto sono saltate le prime due settimane del più importante campionato del mondo di pallacanestro, ma non è detto che poi la situazione si sblocchi e la regular season 2011-2012 finalmente parta. Sette ore di faccia a faccia in un albergo di New York sono servite solo a certificare la distanza siderale che divide i proprietari dei 30 club dai loro giocatori-dipendenti. "Ci separa un abisso" ha ammesso il commissioner dell'Nba, David Stern, aggiungendo che il disaccordo resta "praticamente su tutti i punti" della vertenza. Che ha al centro spinose questioni economiche: dalla divisione dei proventi al tetto sugli ingaggi (salary-cap). Pessimista anche il presidente del sindacato giocatori, Derek Fisher (Los Angeles Lakers): "Ci aspettavamo che questo incontro finisse così, nonostante il nostro approccio fosse stato assolutamente ragionevole. Siamo lontani da uno stadio in cui si possa trovare l'accordo con l'Nba. Non sono in discussione dollari o centesimi. Qui si tratta del sistema con il quale i nostri ragazzi devono avere a che fare". Non è la prima volta che la stagione del basket nordamericano viene mutilata. Accadde 1998-1999, quando il campionato iniziò solo a febbraio, dopo sei mesi di lock-out e ciascuna squadra disputò 50 incontri (invece di 82). In totale l'Nba perse 464 partite sulle 1230 che erano in programma. Il blocco attuale, scattato il primo luglio (cancellata anche tutta la pre-season: 114 partite), è stato decretato dai proprietari allo scadere del precedente accordo collettivo. Secondo costoro quel modello economico non è più praticabile: solo otto delle 30 franchigie hanno portato a casa dei guadagni al termine della passata stagione, mentre le perdite totali sono ammontate ad oltre 300 milioni di dollari. I professionisti del canestro replicano che sono aumentati sia gli introiti derivanti da diritti televisivi, sia l'audience. Quanto alla divisione dei proventi (stimati in 3,8 miliardi di dollari per il 2010-2011) i giocatori hanno respinto una divisione al 50 per cento. In base in precedente accordo a loro andava il 57 per cento. Si sono detti disposti a scendere al 53. Sul salary-cap, i proprietari vorrebbero imporre regole più rigide, prospettiva che la controparte rifiuta.