Osvaldo: "Io più italiano di certi leghisti"

Si definisce «italiano vero» a dispetto di quei politici polemici sul suo arrivo in Nazionale. Ed è sulla cresta dell'onda alla faccia di chi a Roma aveva criticato quei 15 milioni più bonus sborsati dai giallorossi per riportarlo in Italia: Pablo Daniel Osvaldo si gode la rivincita deciso a cogliere l'attimo ma pure un futuro azzurro. «Mi sento più italiano di chi si è arrabbiato perchè vesto questa maglia, ho sposato una donna italiana, Elena, e ho due figli nati qui, Gianluca a Bergamo e Victoria a Firenze» - replica l'italo-argentino alle polemiche sollevate da alcuni politici della Lega Nord. Un duello a distanza che si rinnova. Fece discutere, oltrechè per la sua chiamata in nazionale, l'italo-argentino Camoranesi quando nel 2006 non cantò l'inno, ai Mondiali poi vinti. Ma la Lega è tornata all'attacco soprattutto a cavallo di un altro Mondiale, quello del 2010: prima le accuse di Calderoli, che chiedeva agli azzurri di dimezzarsi i premi in tempi di crisi. Poi la risposta dei giocatori, che si impegnarono a devolverli al comitato per i 150 anni dell'Unità d'Italia, se mai li avessero vinti. E poi ancora le accuse, dopo il Sudafrica, per l'apertura di Prandelli ai nuovi oriundi, da Amauri a Thiago Motta. L'ultima, quella contro Osvaldo. «Polemiche che mi fanno sorridere, anche qualche giocatore italiano del sud viene criticato - replica l'attaccante - Mi sento italiano e pur rispettando la scelta di non cantare l'inno di Mameli del mio amico Camoranesi, che mi ha chiamato per congratularsi, io l'inno lo canto come ho già fatto in Under 21, lo farò sempre, non penso sia mancare di rispetto a qualcuno, anzi credo che agli italiani faccia piacere». L'Aula Magna di Coverciano è tappezzata di gigantografie dedicate alla storia azzurra, lui si sente come Alice nel paese delle meraviglie: «Per me è un sogno, ancora non ci credo, calcisticamente sono cresciuto in Italia, in Argentina mai mi hanno dato la possibilità della nazionale. Il ct mi ha definito un attaccante moderno? Fa piacere sentirlo parlare bene di me, spero di avere qualcosa in più di altri». Eppure quando erano insieme nella Fiorentina Prandelli lo utilizzava col contagocce (38 presenze di cui 21 in campionato, 6 reti tra l'estate 2007 e il gennaio 2009) tanto che Osvaldo fu ceduto nel mercato invernale insieme a Pazzini, altro ex viola chiamato dal ct: «Ma non la vivo come rivincita, quando ero a Firenze ero giovane, davanti avevo Mutu e Gilardino e quando giocavo volevo strafare finendo per non fare nulla. Ora sono cresciuto e cambiato, giocare con continuità aiuta, per questo dirò sempre grazie all'Espanyol che mi dette fiducia in un periodo difficile». In Spagna l'avevano soprannominato "Killer", ora è vicino al debutto azzurro che potrebbe avvenire martedì con l'Irlanda del Nord: «Spero di non essere una meteora, vero che sono qui per l'emergenza in attacco ma se Prandelli mi ha chiamato vuol dire che crede in me, non penso sia una scelta casuale. Ringrazio lui e ringrazio Zeman, il primo allenatore avuto in Italia, da cui ho imparato molto. Ho ancora tanto da dimostrare ma lavorerò duro per convincere il ct a convocarmi di nuovo». E chissà quale emozione se un giorno dovesse affrontare l'Argentina: «Spero che accada - sorride - significherebbe essere ancora in Nazionale». Racconta dove era quando nel 2006 l'Italia vinse il Mondiale: «Vidi la finale in Argentina con la mia famiglia, tifo Argentina quando gioca e tifo Italia. Quella sera feci festa anche per Camoranesi col quale ho da tempo un bel rapporto. Oggi lui gioca nel Lanus, il club dove sono cresciuto». Argentino è uno degli attaccanti che stima di più, Higuain, così come l'idolo Batistuta di cui imita il modo di festeggiare un gol facendo la mitraglia. Però quando ha segnato la prima rete con la Roma Osvaldo s'è portato polemicamente le mani alle orecchie: «Ci sono state cattiverie su di me, per fortuna sono rimasto sereno perchè sentivo la fiducia di società, tecnico e compagni e così ho risposto sul campo. Il campionato italiano? Ho trovato un gioco più bello e aperto come in Spagna, ci sono molte squadre che giocano bene, la Roma, poi Milan, Juve, Napoli, anche Lazio e Fiorentina. Ho tolto il posto a Borriello? No, abbiamo giocato pure assieme, è un grande e sono felice sia alla Roma. Domenica il derby? So quanto conta ma per scaramanzia non ne parlo. Eppoi ora c'è solo l'azzurro».