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Kozak sparito La rivelazione resta in tribuna

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A Firenze neanche la panchina «Ma arriverà il mio momento»

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Eppureproprio al Franchi la parabola del ceco ha conosciuto uno dei punti più bassi in maglia laziale. Il caso ha voluto che accadesse nello stesso stadio in cui Kozak, poco più di un anno fa, si era rivelato all'Italia calcistica. All'epoca Libor è poco più di una scommessa, il «lungagnone» da buttato in campo negli ultimi minuti per cercare di sfruttare i cross in area. Cosa che il ceco fa benissimo, cominciando proprio a Firenze: miracolo di Frey su Hernanes, lui si avventa sulla ribattuta e firma il gol. Nelle giornate successive continua a farsi trovare pronto ogni volta che viene chiamato in causa. Chiude la stagione con sette gol (oltre a un'autorete e un rigore procurati), di cui altri due proprio alla Fiorentina, nella gara di ritorno. Quando vede viola il ceco si esalta, tanto che domenica scorsa sembrava scontato trovarlo almeno in panchina. Niente da fare, Libor guarda i compagni dalla tribuna. Cosa gli è successo? Durante il mercato estivo le richieste per lui fioccano da tutte le parti. Ma la società lo blinda. «È la punta del futuro», si spiega, sottolineando che «con Klose vicino la sua crescita sarà ancora più rapida». Lotito stravede per lui. È una sua scoperta e si vanta di avergli fatto firmare il primo contratto sopra al bagagliaio di un'auto. Poi, però, mentre Kozak disputa gli Europei Under 21, ad Auronzo arriva anche Cissé. Quando Libor si aggrega ai compagni viene spesso confinato con gli «esuberi» e nelle prove tattiche gli viene preferito anche il partente Floccari. Il ceco chiede un colloquio con Reja, l'allenatore gli ribadisce la volontà di puntare su di lui. Floccari e Zarate vengono venduti e Kozak torna potenzialmente a essere la quarta punta in organico. Certo, ritagliarsi spazio con Cissé e Klose davanti non è così facile. La prima occasione arriva a Skopje, nel ritorno dei playoff di Europa League con il Rabotnicki. Gli arriva un lancio e lui tenta un improbabile colpo di tacco. Reja lo sgrida, riprendendolo duramente anche in altri momenti. Il ceco non fa i movimenti richiesti, appare svogliato. Che si sia imborghesito? La seconda volta che lo si vede in campo è nel finale con il Vaslui. Stende un paio di avversari dimostrando di non aver perso il difetto di saltare con i gomiti alti, poi gli capita l'occasione giusta ma a porta vuota spedisce sulla traversa. Da allora di lui si sono perse le tracce. Anche in Nazionale, dove non è stato convocatoper la gara di domani con la Spagna. Oggi la sua rincorsa ripartirà da Formello. Visti gli impegni internazionali dei compagni più titolati, cercherà di mettersi in mostra davanti a Reja. «Ci sono tanti giocatori, la squadra può vincere lo scudetto. Devo aspettare il mio momento, ma arriverà», ha confessato ieri ai microfoni di LazioStyleRadio. Poi il pensiero sulla gara col Vaslui: «Sono ancora arrabbiato per quel gol. Ma ci saranno altre occasioni». Libor è un esperto di rimonte. E stavolta la salita è solo un po' più ripida.

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