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Veron dice basta: eroe dello scudetto 2000

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JuanSebastian Veron, eroe dell'ultimo scudetto laziale, è a un passo dall'addio al calcio. I media argentini precisano che il giocatore dell'Estudiantes non riesce a riprendersi da un infortunio e potrebbe quindi lasciare. Quattro mesi fa si è operato alla caviglia destra, ma non è riuscito a riprendersi come sperava e il problema gli impedisce di allenarsi e di scendere in campo. Il 16 ottobre potrebbe giocare solo qualche minuto della sfida tra Estudiantes e il Rafaela per il campionato argentino di Apertura: poi l'addio. Tra i suoi sogni quello di diventare il presidente dell'Estudiantes, squadra del suo cuore. La notizia ha fatto il giro del mondo in poche ore, siti e blog di riferimento dei tifosi laziali sono stati presi d'assalto da messaggi d'affetto nei riguardi del campione che ha fatto la storia. Il «tuttocampista» (definito così perché centrocampista sarebbe stato riduttivo) argentino, 37 anni da compiere il prossimo 9 marzo, ha disputato due stagioni da favola con la maglia della Lazio. Ben 53 partite con undici gol, tra i quali resta indimenticabile quello con cui nel 2000 partì la rimonta scudetto in un derby vinto proprio grazie alla sua prodezza balistica. Veron ha rappresentato l'essenza del campione moderno, bravo tecnicamente ma con ottima corsa e voglia di saper soffire sulla linea mediana. Nessun laziale ha dimenticato il cross telecomandato per Simeone il primo aprile del 2000 che consegnò la sfida tricolore ai biancocelesti nella tana della Juve lippiana. Così come resterà sempre nella storia il tentativo di un tifoso di risolvere con una battuta il problema del passaporto comunitario. La caccia all'antenato (fallita) di Fagnano Calabro, il maldestro tentativo di risolvere il problema con un documento poi rivelatosi falso e il candore del sostenitore che si presentò all'Olimpico con uno stendardo che recitava «So' io er nonno de Veron». Un modo semplice per chiudere la questione che stava creando molti problemi al club biancoceleste. Dopo Mancini, Mihajlovic e altri sta per attaccare gli scarpini al chiodo un altro simbolo dell'epopea cragnottiana. Peccato, ci mancherà questo giocatore in grado di far sognare una generazione per quella innata capacità di far sembrare semplici cose complicate. Restano le cifre a confermare una carriera fenomenale cominciata diciassette anni fa e condita anche da 73 presenze e nove gol con l'Argentina. Poi tante vittorie con Parma, Lazio, Manchester United, Inter e il suo Estudiantes. Il calcio perde un campione.

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