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La domanda, a metà tra la battuta e la frecciatina, è quasi inevitabile dopo una settimana infuocata dalle polemiche: «Mister, domani che "cornice" di pubblico si aspetta allo stadio?»

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Nonpassa neanche un secondo e il volto di Edy Reja si scoglie in un sorriso convinto e rilassato. Non è il tempo delle polemiche, a Formello. Almeno per il momento. Oggi, quando il tecnico uscirà dal tunnel degli spogliatoi e si infilerà nella panchina dell'Olimpico, magari sarà un altro discorso. Perché archiviare con una battuta o con una risata tutto quello che è successo in pochi giorni non è così facile. Per quel che può contare, però, ieri il mister il tanto sospirato primo passo l'ha fatto: «Non vorrei tornare sopra a tutto quello che si è detto nei giorni scorsi - dice Reja ripensando alla "cornice marcia" della discordia - ma la mia speranza è di trovare un pubblico che stia vicino alla squadra, un bel pubblico per una bella squadra. E con questo riuscire a chiudere l'argomento». Parla di «pacificazione», Edy Reja, ben sapendo che il sotterramento dell'ascia di guerra non può che passare attraverso i risultati. La metafora del quadro e i successivi chiarimenti, però, a qualcosa sono serviti. Da Cissé a Klose passando per Brocchi mai si erano sentiti tanti attestati di stima per il tecnico. La truppa è col sergente, e chissà se basterà a far dimenticare tutto il resto: «Io sul gruppo non ho mai avuto dubbi - spiega l'allenatore - quello che è successo è stato dovuto a una mia stanchezza psicologica, era un momento di sconforto e delusione. Quando poi ho visto i ragazzi reagire in quel modo mi sono detto "bisogna continuare, ne vale la pena, mettiamoci due tappi nelle orecchie e andiamo avanti"». Potere taumaturgico di una vittoria. E allora tanto vale proseguire sulla strada tracciata a Cesena, con una squadra apparsa finalmente più equilibrata, convinta. «Oltre al risultato - analizza il tecnico - mi è piaciuta la prestazione. Abbiamo ritrovato quell'intensità che ci era mancata nelle gare precedenti. Stiamo ancora cercando le soluzioni più adatte a questa squadra, ci sarà bisogno di altri correttivi e sta a me trovarli». Lavori in corso, quindi. Prima o poi i veri valori verranno fuori anche se, al momento, ci sono formazioni che sembrano più in forma. Una di queste è senza dubbio il Palermo di Mangia. Partiti tra mille incognite, con un organico privato delle «stelle» Pastore, Cassani, Nocerino, Bovo e Sirigu e con il traumatico divorzio da Pioli, i siciliani hanno trovato un inaspettato equilibrio e non sono avversari da prendere sottogamba. Reja si spende in tanti elogi per il tecnico avversario, «tranquillo, sicuro, simpatico e bravo», e spiega quello che la Lazio dovrà temere: «Sono capaci di un'intensità fuori dal comune, corrono tantissimo e ci presseranno per larga parte della gara. Dovremo essere bravi a concedere meno palle gol possibile, anche perché con i calciatori che abbiamo davanti prima o poi qualcosa di buono riusciamo a crearlo». Non sarà ancora tempo di turnover («a quello semmai ci penseremo prima della gara di Firenze») e in campo ci sarà la Lazio migliore. E pazienza se, a causa degli infortuni, per la quarta volta su quattro gare il tecnico sarà costretto a schierare un undici diverso. In campo, per le statistiche, scenderanno contemporaneamente sei dei nuovi acquisti della campagna estiva: Marchetti, Konko, Lulic, Cana, Klose e Cissé. Stankevicius, il settimo, li guarderà dalla panchina. Qualche considerazione sui singoli (l'umiltà di Klose e la crescita di Diakité i concetti più sottolineati) e via con l'ultima rifinitura. La carica è quella giusta. Dell'ambiente si saprà solo oggi. Alla curva l'ardua sentenza.

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