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Lazio, passo falso

Konko, calciatore della Lazio

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Finisce con lo stadio che canta «Reja vattene». L'aquila Olympia non sbaglia mai, quando frena prima del tempo, strozza il suo show, non chiude i canonici tre giri puntuale arriva una sconfitta. Dopo il solito illusorio primo tempo, nella ripresa sale in cattedra un Genoa appena normale e manda in castigo la banda di Reja. Sculli spacca la partita, Palacio pareggia, Kucka apre la crisi tecnica della Lazio. Tre indizi fanno una prova e la squadra biancoceleste ha ripetuto gli stessi errori delle prime due gare. Ottimo approccio alla gara, vantaggio strameritato, infine si fallisce il raddoppio. Poi nella ripresa il crollo fisico, errori individuali e stavolta la frittata si completa una sconfitta che fa malissimo. Perché scoppia la contestazione di una larga fetta della tifoseria che non ha mai avuto feeling con Reja e non attendeva altro che «fucilare» il tecnico alla prima sconfitta. Ma facciamo un passo indietro per analizzare una partita che può rappresentare la fine di un sogno impossibile. Quale? Il 4-2-4 proposto da Reja non ha senso, sbilancia la squadra, fa scoppiare dopo un tempo i mediani (chiunque giochi da quelle parti sia Ledesma, Matuzalem o Brocchi), non esalta le qualita degli attaccanti soprattutto quando la condizione fisica non è al top. Insomma, si deve cambiare e subito perché anche nel primo tempo la difesa soffre troppo, non è coperta dal lavoro dei centrocampisti e tantomeno dai quattro attaccanti. La Lazio era partita benino anche se il primo campanello d'allarme era suonato dopo trenta secondi con una difesa poco protetta e molto deconcentrata sull'incursione di Constant e Palacio. Tant'è, dopo il pericolo salgono in cattedra Cissé e Klose che invitano Sculli al vantaggio. Il francese spreca il raddoppio di sinistro dopo un'incursione del tedesco e ancora Sculli fallisce l'appuntamento con la rete che avrebbe cambiato il volto della sfida. Ed è un sinistro presagio perché dagli spogliatoi esce una squadra molle con Palacio pronto a sfruttare un buco collettivo della difesa biancoceleste proprio come era successo giovedì sera in Europa League. A quel punto è stata notte fonda. Tardivo il cambio Ledesma-Hernanes, la squadra ha sbandato, proprio l'argentino si è scontrato con Biava e il difensore è stato costretto al cambio mentre il collega è rimasto in campo nonostante la ferita alla testa e una vistosa fasciatura. A metà ripresa l'ennesimo errore della difesa con Kucka bravo e fortunato a superare un Marchetti troppo incerto. Poco prima Brocchi aveva fallito il gol della vita, ma la sensazione era che la Lazio stesse per crollare era palpabile come è poi puntualmente accaduto. Preoccupano i venti minuti finali compresi i sei di recupero nel quale tranne un cross di Cissé che spizzica la traversa la banda di Reja si è attorcigliata su se stessa senza costruire più nulla. L'ingresso di Stankevicius nel finale ha fatto arrabbiare l'Olimpico anche perché a quel punto sarebbe stato più logico inserire un attaccante al posto di Lulic. La partita ormai era persa, solo una mischia fortunosa poteva salvare la Lazio dalla sconfitta che invece è arrivata a ribadire la rottura di Reja con i suoi tifosi. E ora? Il tecnico è stufo, non gradisce gli eccessi della piazza laziale, la squadra appare stanca dopo solo tre partite ufficiali (cinque se si vogliono considerare i due allenamenti nel playoff di Europa League), il modulo non ideale a meno che non ci sia voglia da parte di tutti di sacrificarsi. Servono nervi saldi per uscire da queste due gare all'Olimpico che hanno fatto naufragare le certezze che la notte di San Siro aveva dato. Tra 48 ore a Cesena c'è già l'occasione per rialzarsi, altrimenti sarà crisi nera e gli scenari potrebbero essere stravolti rispetto a due settimane fa. Ma è noto che l'autolesionismo del mondo Lazio può portare anche alla fuga di Reja.

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