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Luis Enrique all'attacco

Luis Enrique, allenatore della Roma

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Tre punti e gioco. Facile a dirsi, ma l'obiettivo di Luis Enrique continua ad essere lo stesso: vincere giocando il «suo» calcio, tutto all'attacco («almeno tre attaccanti» è il suo credo) senza compromessi. Un modulo offensivo che fa del possesso palla la sua arma vincente, ma che sta ancora faticando ad entrare al meglio nella testa del gruppo giallorosso. Così, anche stasera con l'Inter a San Siro il tecnico asturiano non farà sconti e non verrà condizionato dall'avversario. Il diktat è chiaro: «Fare un gol in più dell'avversario, già questo sarebbe sufficiente. Spero già dalla partita contro l'Inter. La squadra che vince avrà un incremento di fiducia. Noi andiamo lì convinti di fare una bella partita e di portare a casa i tre punti». Già, l'Inter, una squadra che Luis Enrique non sottovaluta affatto convinto che le sventure di inizio stagione siano legate alla sfortuna. «Non hanno iniziato bene il campionato, un po' come noi, e nell'ultima partita non sono stati fortunati sotto porta: esattamente come la Roma. Per noi sarà un test importante. Gasperini a rischio? In questo il calcio italiano è come quello spagnolo: non c'è pazienza, sono i risultati che comandano e se mancano quelli non c'è la fiducia. Gasperini è un grande allenatore». Resta la voglia di stupire e proprio in questo senso c'è grande attesa per la formazione di questa sera che il tecnico alla vigilia nasconde al resto del mondo. I concetti di massima cono sempre gli stessi: fame, condizione e voglia di vincere. «Una volta voglio vedere la fame e la voglia di vincere negli allenamenti. La mia filosofia è semplice: cerco di mettere l'11 che considero migliore. A Milano non sappiamo cosa ci aspetterà, se giocheranno a 3 o a 4, ma sicuramente sarà una squadra difficile per noi. Quello che posso assicurare è che col passare delle partite giocheremo sempre meglio, creeremo sempre più occasioni. Sono ottimista. Per quella che è la mia concezione passa tutto per il possesso palla, voglio un controllo sulla partita. Non cambierò idea per 3-4 partite storte». E lo è anche perché la società con lui è stata chiara: nessun rischio esonero, «lavora per la tua strada e non ti preoccupare». Messaggio che mette Luis Enrique in una situazione diametralmente opposta al collega che occuperà stasera la panchina dell'Inter. «È molto importante quando si inizia un progetto sostenere la persona scelta per quel progetto. La scorsa settimana ho ringraziato i dirigenti per la fiducia, abbiamo una relazione molto franca. Quando non crederanno più in me, risolveremo il problema: sono qui per passione, per trasmettere le mie idee di calcio, non rimarrò aggrappato alla poltrona». Atteggiamento confermato anche dai cambiamenti che ha fatto in corsa: soprattutto per quanto riguarda gli atteggiamenti o, per esempio, il caso-Totti. «Ho detto a Francesco quello che ho detto agli altri. Spero possa fare tanti gol. Credo che quella sia la posizione ideale per lui: lì può segnare e fare l'ultimo passaggio». Ma il «passaggio» più importante per adesso il capitano lo ha fatto organizzando la cena della squadra: un chiaro segnale pro-Luis Enrique. «Per me è perfetto. È stato Francesco, il capitano, a organizzare tutto. Fantastico! E' il modo migliore per andare avanti». Ora non manca che vincere una partita!

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