Inter - Roma, destini incrociati
Sei giorni per smaltire la seconda, fin troppo robusta, razione di spezzatino che il campionato ci dispensa nel piatto, soltanto un lunedì per riprendere fiato, prima del turno infrasettimanale, aperto dall'anticipo tra Novara e Inter. Esauriti i fuochi d'artificio del fine settimana, compreso il «vertice» di Napoli, la qualità della parentesi feriale sarà mediocre, in realtà una sola sfida degna di nota, quella tra Milan e Udinese, la Roma ultima ad uscire e chiudere la porta, giovedì sera contro il Siena. Già, proprio quella sera sgradita a tutti dalla quale i romanisti sembravano esentati dopo l'addio all'Europa League, magari era destino. Comunque sarà proprio la Roma ad aprire stasera la lunga trafila prevista per la terza e quarta giornata, che poi sarebbero la seconda e la terza, per effetto della serrata padronale. Già è stato sottolineato ampiamente come il difficile momento delle due protagoniste dei campionati recenti, abbia tolto a una sfida tradizionale parte del suo fascino. Non delle emozioni, però, perché le comuni delusioni conferiscono importanza decisiva al risultato, anche se la sorte di due tecnici attualmente nel mirino è legata ai punti in palio soltanto nel caso di Gasperini. Per San Siro, dove il cartello stradale segnala incrocio pericoloso, la fiducia sul futuro del tecnico è per ora confermata soltanto dalle parole del diretto interessato, che conta sull'appoggio della squadra. All'osservatore esterno non può però sfuggire che l'atteggiamento della società, e dello stesso Moratti, non è per ora del tutto protettivo. Anzi, nei giorni scorsi è emersa qualche dichiarazione che sembra addirittura ignorare il passato di Gasperini, che qualche garanzia in passato l'aveva indubbiamente offerta. Sembra rivivere lo scetticismo latente che aveva circondato l'arrivo in nerazzurro di Rafa Benitez, fatto passare per una sorta di macchietta, nonostante il retroterra del tecnico spagnolo fosse ben più significativo rispetto a quello dell'attuale timoniere. Differente il discorso per Luis Enrique, anch'egli al bivio però con la convinzione di avere il solido sostegno della società che lo ha scelto, assecondandone il progetto rivolto a un futuro carico di speranze. Che ci volesse del tempo per confortare anche con i risultati la rivoluzione dell'asturiano era scontato. L'avvio è stato tutto in salita, però va anche detto che la Roma, quella dell'Europa League e quella della prima di campionato, non ha avuto da parte della sorte quel sostegno che nella prima stagione di Ranieri aveva avuto un peso determinante. Scudetto sfiorato, però anche la sensazione, del tutto illusoria, che la squadra avesse ormai cancellato il gap con la prima della classe, dunque proprio quell'Inter che poi avrebbe dovuto cedere lo scettro a vicini ci casa pochissimo amati. Luis Enrique, che parla un italiano migliore rispetto a qualcuno degli interlocutori, spara raffiche nella lingua madre soltanto quando si manifestano momenti di tensione. Però l'atteggiamento rimane educato e signorile, un messaggio di serenità che la squadra sembra avere recepito, la cena di capitan Totti è anche un caloroso benvenuto ai nuovi arrivati. Quanti ne vedremo in campo al Meazza non è lecito ipotizzare, dalla lista dei convocati mancano due acciaccati, Cicinho e Juan, più Lamela ancora sul banco di rodaggio. La Roma sogna soprattutto un ritorno convincente al gol, quasi un oggetto misterioso in questo avvio: ma non l'unico fattore di un'auspicata inversione di tendenza.