De Rossi: "È la strada giusta"
Fiducia. Aspettando le vittorie, la Roma va avanti con massicce dosi di autoconvincimento. Così è normale che i commenti dopo un pareggio sembrano quelli di un post-vittoria. «Sono contento - racconta De Rossi - che i tifosi stanno capendo: ci serve tempo, se acquistiamo cattiveria questa squadra diventa perfetta. Gli applausi dopo il ko con il Cagliari sono stati incredibili. Non voglio fare il ruffiano ma mi hanno dato una forza pazzesca. Quando non faremo bene, ci prenderemo i giusti fischi». Un De Rossi così non si vedeva da tempo. «Non ho mai detto di essere un robot, il concetto di sbagliare una stagione non è mio, devo cercare sempre di migliorare. Quest'anno credo di essere partito bene, dal punto di vista fisico e anche dell'alimentazione, ho trovato la posizione ideale in campo anche se mi adeguo alle situazioni: mi sento molto agevolato dal modo di giocare di quest'anno». La personalità mostrata ieri è un ottimo segnale per il futuro. «E' una costante di questa squadra che ha sempre imposto il gioco, anche se - riconosce "capitan futuro" - ci è capitato di subire contopiedi e disattenzioni che ci sono costate sconfitte». Dai sorrisi per i progressi al sospiro di sollievo per Stekelenburg. Il portiere colpito duro da Lucio è svenuto due volte. Quando si è svegliato ha chiesto: «Ma che è successo?». Non ricorda nulla ma sta bene ed è riuscito a parlare al telefono con la moglie Kim. Lo hanno portato di corsa all'ospedale Niguarda e la Tac, fortunatamente, ha dato esito negativo: se l'è cavata con un punto di sutura. Non è potuto rientrare con la squadra: i medici hanno deciso di tenerlo 24 ore in osservazione. Lobont lo ha sostituito degnamente in campo. Parecchi metri più avanti Borini ha impressionato per un'ora: «Il pareggio - dice il giovane - ci dà morale. Un punto a San Siro contro l'Inter non è mai facile prenderlo: direi che il risultato è ottimo, facciamo progressi». Perrotta racconta la sua partita speciale: «Ho saputo un'ora prima della gara che avrei giocato lì. Non me l'aspettavo anche se Luis Enrique mi aveva detto che avrebbe potuto provarmi in quel ruolo. La palla non viaggia ancora velocemente, ma miglioreremo». L'altro terzino «inventato» Taddei sottolinea come quelli come me che «sono entrati in campo e nella prima gara non c'erano hanno dimostrato di esserci con la testa». L'analisi di Sabatini: «La mancanza di cattiveria sta diventando un problema endemico della nostra squadra. Ma sono contento - dice il ds - che Luis Enrique peschi a piene mani nell'organico, così stimola tutti». Ale. Aus.