Roma, doppio capitano
Come prima, più di prima. Nella Roma rinnovata dalla testa ai piedi ci sono ancora loro al centro di tutto: Francesco Totti e Daniele De Rossi, passato presente e futuro di un gruppo in piena costruzione. Entrambi hanno trascorso un'estate particolare, piena di dubbi che tra l'altro devono ancora superare, ma gli ultimi giorni hanno segnato una piccola svolta. Le due «bandiere» sono tornate improvvisamente in copertina. De Rossi si è presentato fiero davanti alle telecamere per difendere un progetto ambizioso che ha mostrato le prime inevitabili crepe, Totti ha promosso la cena di gruppo al motto «tutti uniti per la Roma». Due gesti significativi, accolti con piacere dalla società, che non ha alcun interesse a ridimensionare l'importanza dei suoi simboli. Semmai il contrario, perché al di là del lato tecnico, ogni strategia di marketing non potrà che partire da due facce così. Il capitano ha deciso di mettere da parte la questione-Baldini: il confronto con il direttore generale, in arrivo a Trigoria tra un mese, sarà necessario per chiarire tante cose rimaste in sospeso e per togliersi dalla testa la tentazione di un clamoroso esodo in America. Totti nel frattempo proverà a dare il suo contributo. Da giocatore e da capitano, quello che in sostanza gli ha chiesto di fare la nuova società. Luis Enrique ha apprezzato la sua prestazione di domenica con il Cagliari, di sacrificio e al servizio della squadra. Certo, si può fare molto di più: Totti deve tirare di più in porta anche se non è più un centravanti. Meccanismi da correggere e piccoli compromessi da raggiungere: il buon senso dei due aiuterà. Non a caso nel toto-formazione verso San Siro l'unico attaccante sicuro del posto sembra proprio il numero 10, ancora a caccia del primo gol stagionale per avvicinarsi al podio dei bomber di sempre. L'Inter è una delle sue vittime preferite: contro i nerazzurri ha segnato otto volte in campionato e una in coppa Italia. Durante la cena di martedì, promossa dal capitano e gli altri della «vecchia guardia», De Rossi si è seduto a fianco a Lamela, uno dei nuovi che sta faticando di più a inserirsi: aiutare i giovani gli viene naturale e Luis Enrique lo ha notato subito. Per il tecnico «capitan futuro» è un giocatore imprescindibile, uno dei pochissimi che ha chiesto di confermare appena sbarcato a Trigoria. La Roma gli ha dato retta assumendosi un bel rischio, ora manca il passo finale, decisivo: il rinnovo di contratto. La trattativa dovrebbe sbloccarsi la settimana prossima, quando a Trigoria si riaffaccerà anche DiBenedetto. Oltre all'elezione formale da presidente, il capo del consorzio americano dovrà girare come una trottola tra appartamenti da scegliere (vuole andare a vivere all'Aventino), incontri istituzionali (Petrucci, Letta e Alemanno) e riunioni operative per i nuovi progetti della società. Toccherà a Sabatini e Fenucci chiudere il discorso con il procuratore di De Rossi, Sergio Berti. Il pieno appoggio del centrocampista al progetto, in pubblico e non, ha convinto la Roma a ritoccare l'offerta, al momento ferma a un quinquennale da circa 4.5 milioni e mezzo netti più una serie di bonus per arrivare a 5.5. De Rossi non vede l'ora di prendere la penna in mano.