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Rugby, Italia: mai così forti

Perugini, gioca a rugby nell'Italia

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Sarà che è nato a Pontelandolfo, paese del beneventano noto per il massacro della popolazione da parte dei «piemontesi» ai tempi del brigantaggio, sarà che i suoi antenati sanniti davano spesso la paga agli antichi romani. Fatto sta che per Totò Perugini, al rientro contro la Russia, la battaglia è parte della propria natura: «Forse per questo gioco pilone, un ruolo per chi ama fatica, dolore, scontro diretto con l'avversario». Siete quattro nel ruolo e tutti di alto livello. Chi giocherà? «In questo gruppo non ci sono titolari, Nick può scegliere serenamente». Come si sono comportati i suoi compagni all'esordio? «La gara contro l'Australia ha rappresentato una buona verifica, abbiamo fatto un primo tempo di qualità. Rispetto al Sei Nazioni la touche è stata performante contro una delle migliori al mondo». Ora Russia e Usa. «La Russia ha giocato recentemente con l'Italia A in Churchill Cup offrendo una buona prestazione. Come tutte le squadre non di prima fascia sarà sicuramente fisica e aggressiva ma questo non ci preoccupa. Noi vogliamo rimanere nella nostra organizzazione tecnico-tattica e raggiungere una vittoria che ci dia ulteriore fiducia in vista della partita del 27 contro gli Usa». Il 2 ottobre lo spareggio per i quarti con l'Irlanda. Sensazioni?. «Contro di loro saremo sempre sfavoriti anche se nel Sei Nazioni abbiamo sfiorato la vittoria. Fanno la differenza nella gestione delle partite e nella maggiore attitudine a giocarle ad alto livello, è solo un problema di cultura rugbistica e di esperienza. Il loro pack va affrontato con aggressività. Metterli sotto in mischia chiusa significherebbe gettare le basi per prendere il sopravvento nel match». È davvero il gruppo il punto di forza dell'Italia? «Il migliore risultato di Mallett è proprio questo. Negli ultimi due anni ci ha dato molto e noi lo ripaghiamo con il massimo impegno, indipendentemente dal risultato. Si è saldato un patto non scritto tra noi e lui, vuole lasciare un bel ricordo e noi vogliamo fargli un bel regalo prima di salutarlo. Nel gruppo c'è un buon equilibrio tra anziani ancora validi come me (ridacchia, ndr) ancora con grandi motivazioni e buonissimi giovani che hanno qualità e danno continuità alla squadra, è la prima volta nel rugby azzurro con un gruppo così forte. Ora daremo tutto per raggiungere l'obiettivo. Eredi? Mi piace citare due beneventani come D'Apice e Furno, la nostra terra continua a dare buoni frutti».

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