"Bel progetto ma non si vince subito"
Due modi opposti di vivere una crisi. Un anno fa la Roma è partita malissimo, Ranieri si è ritrovato subito all'angolo e dopo neanche un mese dall'inizio della stagione dai palazzi societari partivano le telefonate a Leonardo. Adesso Luis Enrique perde ma è uno degli allenatori con la panchina più solida della serie A. «Non lo cambiamo neanche se perde tutte le partite. E non succederà»: è il pensiero trasversale della Roma, da Baldini a Sabatini fino alla proprietà americana. I dirigenti hanno scelto e supportato il tecnico sin dall'inizio. Anche domenica pomeriggio, dopo la seconda mazzata consecutiva all'Olimpico. Luis Enrique, prima di concedersi alle interviste, ha parlato con la squadra per un quarto d'ora nello spogliatoio insieme a Sabatini. Ha ringraziato i giocatori per l'impegno e ha ottenuto in cambio parecchi segni di approvazione. Stamattina si ritroveranno a Trigoria: il gruppo, tranne poche eccezioni, è con lui. Totti ha dato l'esempio domenica mettendosi al servizio della squadra e si è preso pure i complimenti di Sabatini (Osvaldo, invece, ha avuto bisogno di coccole...), De Rossi lo ha fatto fuori dal campo, subito dopo la sconfitta e anche ieri. La società gli ha chiesto di metterci la faccia e lui, ancora in trattativa per il rinnovo di contratto, si è concesso volentieri. «Dobbiamo mantenere questo progetto e cercare di sostenerlo, noi e la società, per dare forza a un qualcosa di completamente nuovo». De Rossi ha parlato da Milano, dove ieri lo ha raggiunto Lamela: insieme hanno girato dei «promo» per Sky. Doveva esserci anche Osvaldo ma l'argentino ha dovuto annullare il viaggio per problemi allo stomaco. «Non saprei indicare un obiettivo - spiega Capitan Futuro - adesso dobbiamo invertire la rotta: nella partita di sabato con l'Inter ci sarà ancora più pathos perché sarebbe penalizzante per entrambe partire con due sconfitte. Non credo assolutamente di poter vincere subito quest'anno, ma progettare e creare qualcosa d'importante per il futuro». Un pensiero realista e ambizioso che combacia alla perfezione con lo slogan della nuova Roma: ricostruire adesso per vincere tra qualche anno. De Rossi, a quanto pare, ha accettato la sfida. Per certificarlo deve però firmare il rinnovo di contratto: a Trigoria regna ancora ottimismo sulla questione. Anche perché il feeling tra il centrocampista e l'allenatore è totale: «Luis Enrique - dice De Rossi - è leale e innovativo. Si è sempre comportato correttamente con tutti, da noi senatori fino ai ragazzini. Dice le cose in faccia e lo apprezzo molto anche per questo. I nuovi? Mi ha impressionato José Angel. Quanto all'Europa League, è stato un duro colpo uscire, siamo in tanti e adesso giocheremo solo la domenica. Ma almeno ci eviteremo qualche trasferta faticosa». Mentre Roma si divide sull'allenatore, da fuori il Raccordo arrivano messaggi di fiducia nonostante i risultati deludenti. «Se la società avrà gli attributi per tenere Luis Enrique - dice il presidente del Cagliari Cellino - la squadra può arrivare in alto. Tra sei mesi ne riparliamo...». Zeman si accoda: «È presto per dare i giudizi, ci vuole pazienza». Tra quattro giorni si torna in campo. Forse, con un Lamela in più anche se l'argentino continua ad avvertire dolore alla caviglia quando calcia con forza e ha dovuto superare una reazione allergica a un farmaco. «Il ruolo non mi interessa - dice l'argentino - mi basta giocare. I tifosi della Roma mi hanno colpito: sono come quelli del River. Totti? Un idolo». Presto un compagno.