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La Juve inaugura lo stadio del futuro

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Il nuovo stadio della Juventus

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Il countdown dura 114 secondi, tanti quanti gli anni di vita del club bianconero. Negli ultimi 29, non a caso il numero degli scudetti vinti sul campo, il ritmo si fa incalzante, l'adrenalina cresce. Welcome home, benvenuti nella nuova casa della Juventus. Apre lo stadio che vuole cambiare il calcio italiano e le abitudini dei tifosi, il primo impianto di proprietà di una società. Via dunque alla cerimonia. L'inno nazionale eseguito dalla Brigata Alpina Taurinense precede il taglio del nastro tricolore effettuato dal presidente Andrea Agnelli e dal sindaco di Torino, Piero Fassino, che lo ricevono dalle mani di Cristina Chiabotto. «Benvenuti a casa - dice un emozionato Agnelli nel discorso inaugurale -. Siamo decine di milioni nel mondo, milioni in Italia e centinaia di migliaia in città. Siamo gente che sa gioire, soffrire, stringere i denti, noi siamo la gente della Juve. Siamo gente che si riconosce, che sa accettare i risultati ottenuti su un campo verde come questo, con linee che non mentono perchè il campo dice sempre la verità». Lo show fa respirare ai 41 mila presenti l'atmosfera olimpica a cinque anni di distanza. Un'ora di spettacolo, ideato da Marco Balich presidente di K-events, la stessa casa produttrice delle cerimonie di Torino 2006, che fa rivivere il passato e il presente juventino gettando un ponte verso il futuro. Attraverso emozioni, ironia (la gobba, in realtà un pallone, indossata da 420 performer durante la prima coreografia di massa), trionfi e tragedie. Toccanti l'omaggio a Gaetano Scirea e il ricordo delle 39 vittime dell'Heysel, con 39 palloncini bianchi liberati in aria, di Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, i due ragazzi delle giovanili che hanno perso la vita cinque anni fa al centro sportivo di Vinovo. Quindi le immagini di Gianni e Umberto Agnelli, e la standing ovation del pubblico. «Mio nonno sarebbe orgogliosissimo questa sera» il pensiero di John Elkann, presidente di Fiat e di Exor, la controllante della società.  Va quindi in scena la storia. Storia fatta di successi - i 29 scudetti orgogliosamente mostrati di fronte al presidente federale Abete e le coppe - e ricca di campioni. Sfilano le stelle del passato, ci sono perfino Luis Del Sol e il portiere Lucidio Sentimenti IV, oggi novantunenne. Storia fatta di simboli, come la panchina di corso Galileo Ferraris dove nel 1897 gli studenti del Liceo D'Azeglio fondarono la Juve, dando inizio al tutto, che plana dall'alto.Al centro del campo, su quella vera, Giampiero Boniperti, commosso («Sono qui dopo 67 anni per abbracciarvi tutti. Vincere non è importante è l'unica cosa che conta»), e Alessandro Del Piero raccontano che cosa rappresenta per loro la Juve. «Sono felice di aver contribuito a scrivere una parte di questi 114 anni di storia, pagine fantastiche e memorabili - le emozioni del capitano -. In questo stadio abbiamo vinto tutto, il mondo. Ora ho ancora più voglia di vincere di prima, oggi facciamo un altro passo memorabile». I fuochi d'artificio incoronano lo stadio. Welcome Home, benvenuti a casa.

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