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Edy Reja, allenatore della Lazio

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Si comincia dall'avversario peggiore, il Milan campione d'Italia, perdipiù a San Siro dove la Lazio non vince in campionato dal settembre del 1989. Una vita fa con un'autorete clamorosa e tanta fortuna: da allorà il tabù resiste e nemmeno durante l'epopea cragnottiana si è riusciti a sfatarlo. Tant'è, per Edy Reja non sarà facile anche per colpa dello sciopero che ha cambiato il calendario che avrebbe proposto un avvio all'Olimpico più agevole contro il Chievo. Invece subito il Milan e in questo momento per un Reja sempre più contestato da una larga fetta delle tifoseria non è l'avversario migliore. Già perché cominciare bene, mai come in questa stagione, è fondamentale per zittire sul nascere i contestatori aggrappati al caso Zarate. Sicuramente non è stato gestito benissimo il divorzio da uno degli idoli della tifoseria ma è difficile pensare a un tecnico che depaupera il patrimonio tecnico ed economico della sua società solo per incomprensioni personali. Si poteva fare di più ma le 35 presenze di Maurito testimoniano il tentativo ripetuto di recuperare il giocatore. Ma tutto è naufragato, il rapporto si è deteriorato anche per gli atteggiamenti sbagliati del giocatore oltre che per compiti tattici discutibili assegnati dall'allenatore. Ma la gente di Roma ha rivolto il pollice in basso e solo di fronte a risultati straordinari non contesterà un tecnico capace comunque di centrare una salvezza quasi impossibile e un quinto posto più che dignitoso anche se ricco di rimpianti. Servono risultati perché i fischi erano già arrivati il giorno della presentazione contro la Real Sociedad e nelle successiva sfida di Europa League e ora, dopo la fuga di Zarate accollata al tecnico, c'è poco da stare allegri. Certo, Reja può giovarsi della stima incondizionata del presidente Lotito che è sempre restio a cambiare in corsa soprattutto quando sono i tifosi a chiederglielo ma la speranza di tutti è che la squadra faccia il suo dovere e confermi di essere competitiva anche senza Zarate. Buono anche il rapporto con il diesse Tare anche se quella scivolata sulla posizione in campo di Cana, l'albanese portato a Roma dal dirigente per giocare in un ruolo che invece l'allenatore vede solo da mediano davanti alla difesa. Piccole discussioni tecniche che ci possono stare ma Reja ha già fatto un bel passo avanti ricredendosi sul modulo, il 4-2-3-1 che voleva abbandonare nonostante la caratteristiche dei suoi giocatori. Ecco, il vero problema del tecnico troppo sensibile a volte alle voci dello spogliatoio soprattutto di alcuni senatori che caldeggiavano il modulo a rombo (4-3-1-2). Incidenti di percorso che non possono mettere il dubbio la serietà del tecnico friulano e i suoi numeri alla guida della Lazio che sono di prima fascia anche se le cassandre sono pronte a sviolinare i nomi di Del Neri e Donadoni ai primi passi falsi di Edy. Che però, da friulano doc, vuole portare la Lazio in Champions e poi lasciare.

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