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Fine amara Pianigiani imputato

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Nonci si può accontentare di perdere bene. Per carità, si salva un po' la faccia, ma alla fine quando si tira la riga del bilancio il segno meno è lì a ricordarci che oggi, come l'anno passato a Bari, l'Italbasket del nuovo corso, quello targato Pianigiani, ha mancato il risultato più atteso. Così, nella sua seconda stagione sulla panca azzurra, il coach deve obbligatoriamente fare i conti con una realtà per lui poco conosciuta. L'opulenza tecnica di cui il preparato e vincente tecnico costruito in casa da Minucci giova nella natia Siena tale non è con la Nazionale. Perché se è vero che lui è stato il primo a gestire la contemporanea presenza dei tre tenori, (due e mezzo?), è altrettanto vero che non è riuscito, complici infortuni e materiale umano, a mettere su quella squadra capace di andare oltre, ad oggi, la vittoria sulla Lettonia. «Siamo questi» chiosa da tempo Pianigiani. In parte ha ragione perché la crisi di produzione di talenti all'interno delle natie frontiere non è un alibi ma un dato accertato. Però è altrettanto vero che qualcosa nel percorso di Siauliai non ha convinto. L'Italbasket granitica, che doveva fare della difesa la sua arma vincente, è crollata nel finale di fronte alla Francia incassando 91 punti, segno di un inatteso colabrodo in grado di esaltare le doti fisiche, atletiche e tecniche di Batum e compagni. E poi l'attacco. Incapace di trovare risorse al di fuori dei tre della Nba. Un po' per timidezza e limiti degli altri interpreti ma anche per la poca capacità di qualcuno di leggere ritmi e situazioni di partita. Rimane quindi l'immagine di un'incompiuta che incassa ancora benevole ma ingiustificate carezze da molti (non certo dal presidente del Coni Petrucci che voleva il basket a Londra 2012 ) tornando però in patria a mani vuote. La realtà oggi è che l'Italbasket è fuori dalle magnifiche 12 d'Europa e salterà nuovamente le Olimpiadi. Insomma la svolta attesa per ora rimane solo una buona intenzione.

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