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Bolt torna sulla terra

La disperazione di Bolt

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Stavolta il «fulmine» c'è stato, ma a ciel sereno. Nessuno si aspettava che a sventolare la bandiera della Giamaica nei 100 metri ai Mondiali di Daegu fosse il più giovane della truppa, quel Yohan Blake che ha saputo cogliere l'attimo approfittando della squalifica di Usain Bolt per falsa partenza. Il campione olimpico e mondiale, l'uomo più veloce al mondo, colui che sembra scherzare con il destino è stato vittima della sua «spensieratezza» e di quel regolamento impietoso, che mette fuori gioco chi si addossa la responsabilità di una falsa partenza. La sua è stata una partenza in netto anticipo, tant'è che subito si è tolto la maglia, quasi ad indicare un «mea culpa» rafforzato dalle scene di disperazione. Come al cinema, però, guardando un film che non era quello prenotato. La pellicola ha premiato Blake (dato per favorito dall'ex primatista Maurice Greene) che ai 30 metri è letteralmente scappato via riuscendo a tagliare il traguardo in 9"92. Piazza d'onore più che meritata dallo statunitense Walter Dix in 10"08, che ha bruciato proprio all'arrivo Kim Collins, prodigioso nel portare a casa il bronzo (10"09), il secondo dopo quello dei mondiali di Helsinki ‘95, la terza medaglia mondiale dopo l'oro di Parigi ‘03. L'eroe nazionale di St.Kitts & Nevis ha dimostrato tutta la sua esperienza nel rimanere concentrato per una competizione che ha rotto tutti gli schemi della vigilia e con i suoi 35 anni diventa il più anziano vincitore di una medaglia nei 100 ai mondiali. Un pizzico di delusione invece per il francesino Christophe Lemaitre, che non ha sfiorato l'impresa firmando un 10"19 figlio della tensione e della poca esperienza a certi livelli. Chi invece ancora si deve riprendere è Nesta Carter, praticamente una passeggiata la sua con un crono finale che testimonia il suo stato di disagio in una finale al cardiopalmo (10"95). Da segnalare altresì che nella prima semifinale anche che il britannico Chambers è stato squalificato per falsa partenza mentre il rientrante Gatlin ha alzato bandiera bianca, con un modesto 10"23. Comprensibilmente emozionato Blake: «È una sensazione meravigliosa, - ha affermato - stavo aspettando questo traguardo da tutta la mia vita. Voglio dire a tutti che ognuno ci può riuscire, bisogna pregare. Ho fatto per bene il mio compito». Chi, invece, non ha parlato è Bolt anche se qualcuno pare l'abbia sentito dire «non cercate le mie lacrime, non mi metterò a piangere». Sta di fatto che ora per l'uomo simbolo dell'atletica mondiale, quella dei 200 è una rivincita contro la malasorte. Nella nottata di venerdì è in programma il primo turno ma già si vocifera che solo all'ultimo momento il campione olimpico e mondiale deciderà se prendervi parte oppure no. Lanci mediatici? Gioco delle parti? Provocazione? Non si sa. La cosa certa è che tutta Daegu è tappezzata di sue fotografie e ieri la sua debacle non è stata salutata con grande entusiasmo. Troppo poco vederlo correre in scioltezza in 10”05 nella semifinale e 10”10 nella batteria il giorno prima. Lui è un uomo che garantisce lo spettacolo ed è imprevedibile, forse anche troppo nella finale dei 100 dei mondiali coreani.

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